Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

' to alcuno in questa sede discutere dell' « intenzionalità » o della « preterintenzionalità» dei suoi effetti - all'instaurazione di rapporti economici tra Nord e Sud che sono assai prossimi ai tipici rapporti esistenti tra paese colonizzatore e paese colonizzato: per cui il primo, cioè, esercita una gamma completa di attività produttive; e il secondo si limita alle attività primarie, od al più, com'è nel caso del Mezzogiorno, nei suoi aspetti sostanziali, ad attività secondarie di prima trasformazione. Ma se questa è la realtà della situazione attUiale, ciò non costituisce un buon motivo perchè essa realtà permanga inalterata: mentre è già di per se stes5iaun ottimo motivo perchè si tenti di trasformarla. La convenienza ad attuare una simile trasformazione è intuibile sol che si ponga mente ad una semplice, anche se brutale nella sua schiettezza, consider,azione: eh,~ un paese colonizzatore può disinteressarsi del progressivo immiserimento del paese colonizzato, potendo sempre abbandonarlo al suo destino; mentre è assai improbabile che il Nord possa mai volger le spalle al Sud, ed è anzi assai probabile che dovrebbe perpetuamente portarsi dietro l'onere della sua • • m1ser1a. Quel che conta mutare, neutr1alizzare, è la rilevante differenza tra la convenienza ad investire nelle zone sviluppate e la convenienza ad investire nelle zone arretrate. Differenza che scaturisce massimamente dalla diversa misura in cui le « economie esterne » sono realizz,abili nel Nord e nel Sud, poichè nel mondo odierno queste << economie esterne >> tendono ad esercitare una funzione sempre più rilevante di quella esercitata dalle << economie interne», nei riguardi dell'insediamento industriale. Il contributo recato alla realizzazione di tali economie dalla presenza di strade, ferrovie, disponibilità di pubblici servizi, ecc., è certamente considerevole: chi però ritenesse all'uopo esauriente l'installazione di un adeguato « capitale fisso sociale», commetterebbe un grave errore, dim·enticando l'enorme importanza del contributo recato alla realizzazione di tali economie dalla sussistenza di un ambiente fortemente e variamente industrializzato. Sicchè arriva il momento - il momento che stiamo oggi attraversando - in cui ci si trova di fronte ad un circolo vizioso, pur avendo profuso i mezzi nella creazione di quel « capitale fisso sociale »: chè, da un lato, le « economie esterne » sono determinanti per lo sviluppo industriale; d'altro canto è ben lo sviluppo in- , àustriale raggiunto ad agire in modo determinante sulla moltiplicazione [13] B"bliot ca Gino • 1anco· ' ,

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