Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

F. DE SANCTis: Lettere a Pasquale Villari, a cura di F. Battaglia, Einaudi, Torino, 1955; Lettere a Teresa, a cura di A. Croce, Ricciardi, Napoli, 1954. <<Tre anni di carcere duro e solitario affatto lo hanno così stordito cl1e non si può immaginare. Parla pochissimo, assai meno di sei anni fa; è sempre riconcentrato in se stesso... »: Marvasi, l'amorevole e vigile Marvasi, spiega al Villari perchè una certa lettera del comune maestro, del <<Professore», arriverà in ritardo e come egli l'ha salvata dalla dimenticanza (Lettera a Villari, pg. 16). Siamo nel '54, dopo quattro anni di esilio a Torino, e tuttavia le ferite delle traversie subite non sono ancora rimarginate, non è tutto scomparso lo smarrimento e l'abbattimento: i primi giorni erano stati du- ' rissimi da trascorrere anche a causa delle privazioni materiali. Ma pur quando queste diminuirono, non migliorò certo lo stato d'animo dell'uomo: lì, tra i « buoni piemontesi > che si compiacevano << in singolar modo di tu~to ciò che colpisce i sensi, come avviene de' fanciulli», che parlavano un « dialetto più francese che italiano> (ivi, pg. 6) era forse più difficile dimenticare tutto ciò che s'era lasciato RECENSIONI dietro le spalle. La gioventù torinese ave- , va sì pazienza e virtù d'applicazione allo studio ed un gran fondo di bontà; ma al De Sanctis essa pareva priva di quel vivace entusiasmo che caratterizzava la gioventù· napoletana, di quella prontezza d'ingegno che era proprio dei giovani della sua scuola, di quelle doti insomma che avevano anni prima ispirato e riempito quasi la vita del giovanissimo « Professore». E a Torino era questo, innanzi tutto, di cui il De Sanctis avvertiva pro-• fondamente la mancanza. I patimenti della prigione, il dolore per la patria dovuta lasciare e per la libertà avvilita nella sua terra, l'abbattimento per il fallire improvviso di tante gioiose speranze, tutto quello in una parola che aveva tenuto dietro al '48 percuoteva sempre il cuore e la mente. Pure, il primo scoppio, il primo grido di dolore è per i suoi giovani, per la sua scuola: << è morta la mia scuola, scuola di entusiasmo, di vita, di fede: tutto non è stato che un sogno > (ivi, pg. 3). <<Tutto>, e cioè anche l'amore della libertà vagheggiata e per un momento acquistata e l'ansia unitaria: perchè tali cose erano state nel suo insegnamento, e questo si materiava anche di siffatte pas- .[124] Biblioteca Gin Bianco .. ,

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