Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

là delle singole notazioni, è qui che si compie pienamente quel trapasso accennato già ne L'amata alla finestra. E il primo tratto che colpisce, soprattutto ·ricordando la recente prova de L'uomo è forte, è l'_assenzadel tempo. Dalla capillare orga-nizzazione di esso in una vita collettiva a un mondo in cui il prima o il poi non hanno ancora un significato·: « tutto è eterno nell'inf~nzia, anche i vecchi, anche la morte. Nulla accade e tutto è già accaduto nell'infanzia>> (30 ). E si ricordi qui ancora una volta il « Da noi di veramente grande è accaduto Ì,oco » di Fabio Luca. Si può dire invero che quell'esperienza de L'uomo è forte ha avuto·per Alvaro il potere di brgli scorgere, con l'assurda «maturità» razionale di quel mondo di reclusi - ma ne aveva mai dubitato? non voleva essere il suo L'uomo è forte una protesta contro quel mondo? -, l'insostituibilità dell'infanzia, .della natura, del senso come prima manifestazione della vita. Ed egli è tornato .ad essa attentissimo e capace di ritrovare le vergini impressioni di parole udite per la prima volta: « certe parole lo empivano di una gioia segreta, come rosa rosae sulla grammatica latina e rosarum era proprio un cespuglio di rose » (31 ). Ma ciò che più conta, egli qui, per la prima volta, riesce ad esprimere un mondo cittadino - il collegio - in termini compiutamente poetici (32 ). Val la pena di ricordare come Alvaro sia giunto a questo attraverso una serie di tentativi, di progressivi avvicinamenti - e anche le esperienze che sembrano più lontane vi hanno contribuito con l'arricchimento del linguaggio per esprimere realtà più complesse, lontane cioè dalla <<semplicità>>dei p,astori d'Aspromonte (33 ) - che spiegano, peraltro, quella costanza di contenuti in lui, cui si faceva cenno. Rinaldo Diacono de L'età breve non è che la compiuta realizzazione di quel desiderio del pastore Argirò di Gente in Aspromonte, quando finalmente gli nacque un figlio buono, dopo due muti: <<Perbacco, di questo ne f.aremo un dottorone >>(34 ). E suo padre Filippo, che impone al figlio tubino ed occhiali quando deve girare per il paese, anche lui non fa che continuare un discorso interrotto: « Bella rivincita che sarebbe per me, per noi tutti, (3°) L'età breve, Bompiani, Milano, II ediz., 1947, pag. 5. ( 31 ) Ivi, pag. 33. (3 2 ) G. Bellonci in Il Mercurio del febbraio 1947. ( 33 ) G. Bello nei, cit. (3 4 ) Gente in Aspromonte, cit, pag. 68. [119] Biblioteca Gino Bianco • ,

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