, .ne indiscutibili verità di fatto, non manca d'un no~evole potere suggestivo. Tuttavia, per valutare in quale misura tale potere suggestivo si sorregga su .solide fondamenta, e quanto esso debba ad U.f\a 1nera appariscenza formale, bisognerà rivolgere l'attenzione critica alle premesse implicite da cui quel pensiero trae le mosse. E innanzi tutto sarà opportuno prospettare •le estreme conseguenze cui addurrebbe una politica propulsiva che non fosse quella degli << incep.tivi >> e si preoccup,asse di escludere il fenomeno dei « doppioni»: conseguenze che gli avversari degli «incentivi», presumibilmente, debbono essersi ben prospettate; ma che - con un riserbo, quanto meno, strano - essi hanno mancato di rendere esplicite. Evitare forme di «duplicazione», nei settori la cui produzione è o comunque sarebbe in grado di soddisfare un'eccresciuta domanda del mercato meridionale, significherebbe evitare, per un periodo di tempo più o meno lungo, la formazione, tra le altre, di quelle industrie che si dedicano alla produzione di beni strumentali. Non è un mistero, infatti, che proprio i rami del settore mecCianico impegnati in questo genere di produzione .sono quelli che presentano le caratteristiche ritenute, come abbiamo visto, coessenziali al manifestarsi dei << doppioni » : vale a dire l'esuberanza, effettiva o potenziale, della cap.acitàproduttiva (si tratta di una situazione~periodicamente riaffermata dagli << Annuari>> della Confindustria). Ed altrettanto noto è il fatto che queste industrie sono localizzate nelle regioni setten- . trionali. « L'industria italiana alla metà del secolo XX», pubblicazione curata appunto dalla Confederazione Generale dell'Industria Italiana, dichiara apertamente (p. 110) che: «Mentre una forte concentrazione nell'Italia del nord si verifica per le industrie metallurgiche, meccaniche, tessili e chimiche, per alcuni settori (abbigliamento, costruzioni edilizie, materiali da co- .struzione, alimentare, legno) tale fenomeno si manifes~ in forma più atte- .nuata, e per qualche altro ramo (industrie estrattive) non si manifesta affatto». Aggiungasi, inoltre, che le indiscrezioni trapelate sulla .tanto nota quanto riservata indagine recentementè condotta dal Ministero dell'Indu- ~ttia, rivelerebbero come le categorie industriali non prevedano, allo stato :attuale delle cose, altri investimenti ~!l'infuori di quelli di carattere preminentemente tecnologico, escludendo l'insediamento di nuove imprese. ·· Ne consegue immediatamente che sarebbe impossibile iniziare un pro1<:essodi trasformazione delle strutture distributive dell'attività industriale, aiicorchè sia possibile potenziarne le strutture produttive. Conclusione la cui [IOJ Biblioteca Gino Bianco
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