Dovrà passare molto tempo, perchè Alvaro, con L'età breve, prosegua felicemente su questa via. Nel frattempo è l'uomo di cultura che prende di nuovo la mano al poeta. L'Alvaro che ha visto la Germania, la Turchia, la Russia - per non citare che le tappe rimaste più vive nel suo diario - e che scrive pagine fra le più alte della saggistica contemporanea, ripete ancora un,a volta, in certo senso, l'errore intellettualistico di Vent' anf!,i ~ scrive L'uomo è forte (2 4 ). Ancora una digressione, quindi, da quel nucleo più autenticamente poetico che abbiamo cercato di caratterizzare. Alv~o, cioè, no~ è riuscito del tutto ad evitare quel pericolo che pur chiaramente aveva scorto sin dal 1930 nella sua conferenza Calabria: << ogni volta che un. , nostro uomo faceva tanto d'uscire da noi, trovava fra la civiltà locale e la I vita nazionale un tal divario che si spaventava, .Pbbandonava le ispirazioni della sua natura, si affidava a una civiltà di cui abbracc~va i toni generici,, senza ricordarsi che appunto nell'essere fedele alla sua terra e ai pensieri della sua terra sarebbe consistita la sua più vera originalità e la sua forza vitale > (25). L'uomo è forte fu in certo senso una anticipazione di Koestler e Orwell,.. una nitida figurazione della morte dell'uomo nel totalitarismo: ancora una volta, si trattava di una intenzione saggistica atteggiata in termini narrativi ..- E, a chi ricorda quella sensibilità rigogliosa, opulenta, che aveva finora· con-- trassegnato .i personaggi d~ Alvaro, non può non app,arire troppo arida-- mente geometrico e voluto il mon~o in cui si muovono quelli de L' uomr> è .forte. Riaffiorano le esperienze novecentiste alla Bontempelli, m'a ormai troppo fredde, schematiche, con un senso distaccato che sa di scuola. Si metta di fronte il religioso atto con cui « un viandante si inginocchia a bere al ruscello stesso dove più sotto si abbeverano gli animali, ed è come se 6aciasse il seno della terra » (2 6 ); o quella sera di villaggio di Gente in Aspro- ( 24 ) E non che noi si condivida certi giudizi drasticamente negativi: ~ infelice~ , sbagliato, enfatico, che sarà caritatevole non ricordargli» (G. Debenedetti ne L'Unità · del 5 gennaio 1947), ai quali del resto fanno da contrappeso certe apologie ugualmente-- inaccettabili: « il suo libro migliore ed uno dei più notevoli che si siano pubblicati in Italia in questi ultimi anni > (A. Galletti, Il Novecento). ( 25 ) Calabria, Firenze, 1931, pag. 28 segg. ( 26 ) L'amata alla finestra, cit., pag. 175. [117] Bi lioteca Gino ia•nco
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