Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

genza. E allora lo vediamo sempre così paurosamente in bilico sui confinf della retorica - lui, il provinciale che, indossando i panni d'ufficiale, scopre l'Italia - ricco soltanto di una emotività lussureggiante e stanca insieme, che non sai quanto sappia di libresco e quan~o d'autentica condizione uro.a~ na. È necessario che veda i primi morti ammucchiati al suolo - « Ma non si possono seppellire? >>(17) si chiede -, o riceva per ordine « una de,le tante formule irragionevoli e vuote di senso che hanno sempre pe~to nella vita italiana>>: << i reticolati si rompono coi petti>> (18), perchè egli cominci a diventare vero. Ma tanto più autentici restano i soldati, ossia la gente d'Aspromonte con la sua istintiv,a ruvidità: « Quando passammo ~a Bolo- .gna le dame, ~ome le chiamano, ci vennero a offrire fiori e cioccolatini. Ah., io ho allungato un bel pugno nello stomaco a una. Mi fanno rabbia. Credono di fare la guerra, è questo che mi f,a rabbia » ( 19); oppure quando i pastori in grigioverde si lasciano andare alla triste constatazione che nasceva in quei giorni al fronte: « Come siamo brutti, fanteria! » (20 ) Ma ~rebbe ·ingiusto non indicare quelle pagine pienamente riuscite~ in cui protagonista e libro sembra~o veramente riscattarsi insieme e raggiungere momenti di piena espressione. Come ad esempio quell'assalto alla trincea, tanto robustamente costruito, a metà fra l'oleografia tradizionale dell'eroismo in battaglia e quella che si potrebbe chiamare la retorica sthendaliana di Waterloo, fiorita soprattutto nelle opere ispir,ate al secondo conflitto mondiale: aver partecipato alla morte di un mondo e non av~rne avuto coscienza. Fabio Luca, che aveva picchiato a freddo sul cranio di quel soldato austriaco che implorava: « Ah, Franz, mein Bruder/ », dopo essere andato all'assalto ed aver visto per la prima vol~ in faccia la guerra, si . ritrova con tutti gli altri, in un'unica umanità in cui non c'è più chi viene dai libri e chi viene dalla terra. « Scrivevano a ca5ia,come erano morti, i più vicini, gli amici, quelli che rimanevano, formulando la solita frase: « È caduto col nome d'Italia e della .madre sulle labbra. E non si è accorto · di nulla. Riposa ora... » (21 ). E non è più adesso la vecchia retorica dei reti- ' I I, ( 17) Vent'anni, cit., pag. 118. ( 18 ) / vi, pag. 146. ( 19) Ivi, pag. 117. <2°) lvi, pag. 150. (21 ) Ivi, pag. 165. Bfbli0teca Gino Bianco . [115] I

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