solo esempio, a quel suo personaggio, l'Argirò, che <<se ne andava cantando e dicendo proverbi, non parlav,a che a sentenze, e talvolta diceva pensieri rimati > e che « non se ne vedeva riescir bene una. Prima provò a coltivare il suo pezzo di terra, ma glielo rovinò il torrente. Poi si mise ad allevare un paio di maiali e glieli schiantò il morbo» (10). Ma anche altri nomi sono stati addotti per <<spiegare» l'arte di Alvaro: la Deledda, il· D'Annunzio. Ma del D'Annunzio novellatore, in realtà, solo rare volte è lecito avvertire la presenza diretta (11); per lo più si tratta di un'esperienza rifluita in un , più vasto mondo e che ha lasciato le sue tracce più sullo strumento lingui-- stico che sull' animus che lo vivifica (12). Viceversa per la Deledda, il fatto . ' che anche qui sia piuttosto agevole ritrovare qualche analogia di contenuto - pensiamo al pellegrinaggio di Elias Portolu e a quei pellegrini dei san-- tuari che con l'estate cominciano « ~ passare da un versante all'altro can-- tando e suonando giorno e notte>> (13) - non ci d~ve far dimenticare la distanza fra la <<serietà » e la laica modernità di Alvaro e la drammaticità biblica della scrittrice sarda. Vanno sì al santuario i suoi pastori d'Aspromonte, ma l'autore non può dissimulare di essere d'accordo col più scettico di essi, che esclama: <<Guarda, che razza d'inf edeli, che vanno cantando canzonacce alla festa; ma perchè ci v~nno? » (14) Comunque a noi qui preme sottolineare, più che i pregi poetici e le parentele letterarie della storia di Antonello che uccide per vendicare il torto subìto - o meglio, per vendicare un'offesa subita da sempre-, come essa non presenti quell'aspetto mon~litico che gli elogi incondizio~ti che le furono rivolti potrebbero far supporre. Oltre al suo nucleo più autentica-- ( 10) lvi, pag. 63. ( 11) Vedi, ad esempio, sempre in Gente in Aspromonte. qua e là, qualche nota• zione che può richiamare Le Novelle della Pesca,·a o certe figurazioni della figlia di /orio. Nelle prime pagine del racconto, per .fare un esempio: « Una ragàzza a piedi I passava davanti al ragazzo. Egli le vide un filo di sangue che le colava ·sul piede. "Ragazza - le gridò, - quello è sangue". Ella rise: "Lo so"> (pag. 11). · ( 12) Cfr. l'eccellente articolo di Geno Pampaloni in Belfagor, gennaio 1948. Per altre acute osservazioni sull'ultimo Alvaro, cfr., ancora del Pampaloni, la recensione ai 75 racconti in L'Espresso, anno I, n. 1, ottobre 1955. ( 13) Gente in Aspromonte, cit., pag .. 6. ( 14) Ivi, pag. 139. · [113] iblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==