. \ all'aumentato benessere delle classi contadine faceva riflesso una rapida decadenza del predominio economico della borghesia agraria e forense e del suo potere politico, che essa esercitava nei consigli comunali e provinciali con la più gretta mentalità classista e spesso con assoluto disprezzo delle ragioni umane nei « cafoni ». Dopo la seconda guerra mondiale, quando si tornò ai consigli comunali eletti a suffragio universale, l'evoluzione spirituale dei contadini, che nel Molise non ad altra causa può farsi risalire che all'emigrazione, si manifestò ben presto nei termini di un'incipiente coscienza politica. Con stupore prima e poi con· rabbia dei maggiorenti locali, le liste contadine conquistiélronoil 95 % dei comuni molisani: fu allora che nel Molise cominciò a circolare la favola della << sopraffazione» del contado ai danni del centro urbano. Nella stessa amministrazione di Campobasso 11 dei 18 eletti della D.C. sono coltivatori diretti. Nelle elezioni politiche del '53 i contadini non rielessero il deputato d.c. della borghesia cittadina e lo sostituirono con un autentico contadino. A tanto non si sarebbe arrivati senza l'apertura spirituale conseguente alla emigrazione: i conservatori molisani, classici piccoloborghesi della pole- • mica salveminiana, ma anch'essi oppressi dalle angustie economiche, conoscono questa verità e perciò sono contrari all'çmigrazione, amman~ndo le loro vere preoccupazioni con quella della perdita degli elementi migliori e dell'abbandono delle campagne. A parte il fatto che nel Molise le sole campagne abb,andonate sono quelle che è assolutamente inutile coltivare, provvedendo l'immigrazione dall'interno a colmare i vuoti dove è utile colmarli, non si può pretendere che i buoni artigiani restino in paese solo per fare... una buona barba all'avvoc,ato.Le energie che il Molise perde con l'emigrazione non sono recuperabili con una legislazione antiemigratoria che è nelle aspirazioni segrete di certa borghesia tradizion;ile. L'artigianato, è ovvio, va comunque tutelato: ma le energie che potranno favorire lo sviluppo della regione sono quelle che nasceranno da un lento e razionale processo di trasformazione economica, e dall'incontro, su un piano decisamente rivoluzionario, tra le minoranze intellettuali della borghesia liberale e le masse contadine che premono alle soglie di una società non ancora sostanzialmente conquistata. FEDERICO ORLANDO [106] Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==