Nord e Sud - anno III - n. 14 - gennaio 1956

Un eccessodi cancellati sugli iscritti di 8.372 in un triennio è ragguardevole, specie ove si consideri ancora una volta che nel Molise l'indice di natalità non è inferiore ,alla media nazionale. Ciò significa dunque che l'eccesso dei cancellati riguarda quasi esclusivamente l'emigrazione interna. Ma sarebbe illusorio ritenere che l'emigrazione interna, per esempio nel triennio in esame, sia contenuta nella cifra indi<:iata. Anche a voler prescindere dall'emigrazione stagionale e dalla transumanza, non si può ignorare l'emigrazione interna clandestina: clandesti- . na, s'intende, a causa delle ancora imperanti leggi fasciste sull'urbanesimo. Sono gli illegittimi del lavoro, che pullulano specie nella capitale dove si sottopongono a qualsiasi mestiere e a qualsiasi condizione, pur di non tornare sconfitti alla terra dalla quale partirono senza rimpianti: i più fortunati di loro son quelli che riescono a trovare lavoro in qualche cantiere, sia pure alle condizioni salariali praticate in questi casi dagli imprenditori, che così si rifanno delle multe degli ispettorati del lavoro. Tuttavia, percentualmente i più alti contingenti all'emigrazione interna il Molise li fornisce non attraverso la mano d'opera m,a attraverso i ceti intellettuali: ed è qui che il fenomeno si fa, per la regione, dolorosissimo. Anche ad esso può ricollegarsi il problema della classe dirigente. Le banche, i tribunali, le industrie delle grandi città, i ministeri, sopratutto i ministeri, sono pieni di molisani: .anche in centri relativamente modesti è possibile trovare intere colonie di molisani. Si tratta, in genere, di elementi di prim'ordine, di gente, come si dice, che fa carriera. Ogni anno i giovani, conseguita la laurea o il diploma, vanno nelle metropoli, a fare fortuna; e q~si sempre vi riescono. Pochi, dopo l'università, tornano in ,provincia a esercitare una professione: perfino figli di professionisti con studi bene avviati preferiscono abbandonare prospettive economiche sicure e cercare, magari faticosamente, una posizione in città. Sicchè è chiaro che non è solo il problema economico alla radice dei fenomeni migratori: si accompagna ad esso un problema morale, un'insofferenza tuttora crescente per la vita spiritualmente grama della provincia meridionale. Si capisce che quest.a continua emorragia delle energie più fresche e vigorose precluda ogni possibilità di rinnovamento e di sviluppo della classe dirigente. Tanto più che non molti, tra quelli che restano, hanno interessi spirituali al di là dell'orizzonte professionale; pochissimi, tra quelli che se ne vanno, si ricordano della terra d'origine: una terra che dà molto poco, [102] · Biblioteca Gino Bianco ..

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