Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

ressi politici, tutelando nel modo pi~ corretto la patte sana della èategoriàj ha stilato un eccezionale atto di accusa nell'interesse prevalente dei consumatori - che poi subiscono, in definitiva, l'artificioso aumento dei prezzi imposto dagli alti quadri della camorra - e nell'interesse del bilancio. In tale intervista veniva calcolato l'enorme danno che questi prezzi antieconomici causano, nella concorrenza con altri mercati, all'apporto di valuta estera nelle casse dell'Erario. In qualunque altro Paese la gravità di ciò che ha ufficialmente dichiarato e documentato una così importante personalità della vita economica di una regione, avrebbe ben causato un'eco in Parlamento e una azione del Governo, non foss'altro che per difendere le elementari esigenze ed i diritti dei consumatori, ogni giorno derubati di quanto artificiosamente pagano per provvedersi di frutta, ortaggi e legumi. Invece, niente. Non una foglia s'è mossa nella grande giungla romana. Ecco l'intervista, nei suoi punti essenziali. « La produzione ortofrutticola della Campania è indubbiamente, per quantità e qualità, una delle più importanti d'Italia. Di essa quantitativi veramente imponenti vengono annualmente avviati sui mercati esteri in una misura che rappresenta il 30% circa dell'intera esportazione ortofrutticola italiana. È interessante considerare, inoltre, che mentre per le altre regioni italiane l'esportazione ha carattere stagionale, perchè relativa a certi determinati prodotti tipici (mele, e pere dall'Alto A.dige; pesche e mele dall'Emilia; agrumi, patate primaticce, pomodori dalla Sicilia, ecc.) per la Campania, ove si coltivano praticamente tutti i prodotti agricoli, ha invece carattere di attività permanente che si svolge, senza soluzioni di continuità, per tutto l'anno ». « Occorre tener presence che queste cifre si riferiscono ai prodotti per la cui esportazione è necessario un preventivo controllo qualitativo da parte dell'ICE ( « Istituto per il Commercio Estero »). Se a questi. si aggiungo110 i prodotti per i quali tale controllo non è richiesto (mele, cipolle, fagiolini, ciliegie, piselli ecc.), si raggiunge agevolmente un volume di esportazione di circa 3.500.000 quintali per anni. Si può preve~ere, anzi, che per l'anno in corso queste cifre sarann·o fortemente superate dal momento che al 30 giugno ultimo scorso erano stati già raggiunti i quantitativi comples- . sivi del 1954. In moneta sonante, il tutto rappresenta un valore in lire italiane di 16 miliardi circa che tradotte in valuta pregiata costituiscono una n,otevole voce della nostra bilancia commerciale. E non basta. Le cifre su riportate si riferiscono esclusivamente ai prodotti agricoli « deperibili » [93] Biblioteca Gino Bianco

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