traffici, assolutamente proibiti. Nel caso di Antonio Esposito v'è un'eccezione: anche l'attività ufficiale, quella dell'esportazione ortofrutticola, aveva due volti, come vedremo. Ecco il sensazionale episodio denunciato dalla Maresca cui qui si accenna solo per il suo valore nell'analisi del fenomeno criminale. Il 20 dicembre del 54 si recò dai carabinieri della Stazione di Poggioreale un autista, il. trent~novenne Francesco Nurri, che denunziò un grave caso di rapina. Tre sconosciuti - disse - si erano presentati nell'autorimessa << Partenope >> in via Stadera e, pistole alla mano, gli avevano imposto di montare, insieme al guardiane del garage, tale Pasquale Di Benedetto, su un camion carico, targato << AL 21216 », ( di proprietà di Aldo Castelletti), automezzo colà custodito. Qui11di, sempre sotto la minaccia delle pistole, gli ave·vano ordinato di recarsi con loro in una solitaria via di campagna, presso Casalnuovo, e, là giunto, di abbandonare l'automezzo. La Maresca ha spiegato cl1el'uomo da lei uccjso, Antonio Esposito, poichè i contrabbandieri si erano ribellati alla sua imposizione di versargli sull'affare una percentuale che rit'°nevano eccessiva (percentuale richiesta dall'Esposito per il rispetto che tutti i contrabbandieri gli dovevano come capo di una vasta rete di affari), aveva organizzato il furto del camion e la segnalazione ai carabinieri in modo da punire i ribelli. Francesco Nurri - l1a dichiarato la Maresca - non era una vittima ignara, ma un complice dell'Esposito, come altre cinque persone di cui essa ha fatto i nomi. In base a queste precise dichiarazioni i carabinieri arrestarono il Nurri e certi Domenico Barone e Vincenzo Romano, in attesa di catturare gli altri tre. Occorre aggiungere che la Maresca l1a ammesso cl1enell'affare c'entrava anche suo marito, PascaloneJ fatto poi assassinare dall'Esposito per aver assunto, in contrasto con quest'ultimo, la protezione dei contrabbandieri a I ui ribelli. Un'eco delle tante ombre di cui è cosparsa la lunga ed oscura via del tabacco si è avuta nell'accenno fatto da più di un quotidiano napoletano, che, narrando dell'Esposito, ha ricordato una strana sciagura automobilistica: quella di Civitaveccl1ia, allorcl1è, essendosi capovoita la macchina, scivolata in un fossato, morì un socio d'affari dell'Esposito, un certo Raffaele La Montagna, per varie ferite alla nuca. L'Esposito e un altro compagno di viaggio (quel Gaetano Orlando, suo protetto, che po~ ucciderà il rivale dell'Esposito, cioè Pasquale Simonetti) rimasero incolumi. [91] Biblioteca Gino Bianco
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