Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

Ministero, dunque, anzi sul Ministro degli Interni, cioè su Scelba, che ri- . cade la responsabilità di non aver provveduto prima. Nessuno nega le benemerenze di Scelba nella difesa delle istituzioni repubblicane e democratiche; ma la situazione ereditata da Tambroni, in Calabria, è di tale gravità da far veramente dubitare della qualifica di << Ministro di polizia » affibbiata a Scelba. La ricostituzione della « polizia >> è infatti una cosa del tutto diversa da quella curata da Scelba, il quale, anzi, ha perpetuato è aggravato i difetti costituzionali dell'istituzione. Perchè la funzione della polizia, nel concetto moderno, democratico, civile, quale di questo istituto si ha per esempio in Svizzera o in Inghilterra, significa formazione, nell'appartenente alle forze di polizia, qualunque sia il suo grado, di una mentalità schiettamente legale al servizio dello Stato democratico; severa preparazione professionale; adeguata attrezzatura scientifica per la mobilitazione di tutte le risorse nella lotta contro il delitto; aggiornamento delle leggi, liberate da tutti i residui e le incrostazioni del fascismo; unificazione strumentale delle forze di polizia, non nel senso di abolire i Carabinieri o la P.S., ma di unire la cellula organica dell'organizzazione, talchè no11vi sia, dalla periferia al centro, l'azione spesso discorde delle due istituzioni, nel dannoso antagonismo - da non confondere con l'emulazione - così infausto ai fini dell'accertamento della verità processuale. E ancora: dipendenza, nella fase delle indagini, dalla magistratura inquirente, il che, oggi, accade e non accade. Non è vero che il problema è insolubile. L'esempio della Francia lo dimostra. Là esiste una polizia militare, la gendarmeria, ed una civile, la S~reté: e dove v'è il controllo di una non esiste il duplicato dell'altra; non solo, ma la gendarmeria spesso opera alle dirette dipendenze della Sureté. Adesso, ritornando alle cose di Calabria, la repressione in Provincia di Reggio è in corso, con risultati indubbiamente cospicui. Ma non si deve dimenticare che la prima documentazione contro la mafia (veramente oc- --. correrebbe parlare, in questo caso, di <<fibbia»), che non lo aveva protetto, è venuta, sia pure per vendetta, da Serafino Castagna. Dopo che i carabinieri gli avevano serrato i polsi in circostanze che lasciano supporre più la costituzione che la càttura, •il Castagna, esasperato verso la ndrànghita, nei tre giorni trascorsi in caserma a Rombiolo stese una docum_entata accusa contro la mafia del vibonese. La magistratura vagliò i fatti. E la sera [83] Biblioteca Gino Bianco

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