saghe d~una sciagura, si dettero attorno a ch1amario, a frugare nei cesptigli, vagando per la campagna. All'alba fu la figlia, Concetta, che intravide sul terreno il corpo del padre. Dette un urlo e rimase là, pallida, convulsa, con gli occhi sbarrati. Poi, non parlerà più: il terrore l'ha resa muta. Infatti, ciò che essa ha visto è orrendo: il corpo di suo padre è senza il capo che, staccato di netto, è finito distante, sul prato in declivio, segnando con una grumita striscia scarlatta il rotolio. Le indagini sembrava che dovessero finire nel nulla, quando un giovane contadino, Clemente Tulino, alle ore 7 del 13 aprile 1954, mentre era interrogato in caserma, senza che i carabinieri sperassero tanto, scosso da una crisi nervosa, scoppiò a piangere e parlò. Egli era nipote d'un capoccia del luogo, Fortunato Tulino, ritenuto il capo temutissimo di tutta la delinquenza della zona. Ecco ciò che il giovane rivelò: jl Cricelli, recatosi a ritirare alcune sue cose nel fondo di Fortunato Tulino, gli aveva rubato un rasoio. Il fatto, insignificante per sè, diveniva grave per l'affronto, lo << sfregio» inflitto al prestigio del capo-mafia. La sera, da un punto vicino, Clemente Tulino,, che lavorava come mandriano nella fattoria di suo zio Fortunato, aveva assistito ad una scena spaventosa. Il Cricelli (da questo punto cito e sunteggio la sentenza del Giudice Istruttore) era stato circondato da un gruppo d'uomini. Erano: Fortunato Tulino, suo fratello Antonio, Fortunato Riso, Annunziato e Nicola Grillo, Pasquale D'Amico. Essi lo giudicarono a lungo, poi decisero di ucciderlo, decapitandolo a colpi d'accetta. A un certo punto Clemente Tulino udì che il condannato implorava: << Per questa volta, poichè ho un mucchio di figli, non potete perdonarmi?». E Fortunato Tulino: « No, perchè, se mi portavi rispetto, non facevi quello che hai fatto!». A un dato momento Fortunato Tulino, accortosi che il nipote Clemente osservava da lontano, gli ingiunse, violento, d'allontanarsi. << Ciò che doveva avvenire [continuo a citare testualmente dalla sentenza Jella procura della Repubblica di Vibo] non era spettacolo per ragazzi, ma solo per uomini maturi! >>. Ed ecco come continua la deposizione di Clemente Tulino: << Ma la curiosità mi vinse e feci di nuovo ritorno sul luogo, alla volta del bivio per San Calogero, dirigendomi verso la strada rotabile. Di là potetti assistere allo svolgersi dei fatti, con il favore della luna ormai alta. Vidi Annunziato ,Grillo e Fortunato Riso che mantenevano ferme le spalle e le ginocchia del Cricelli disteso al suolo e con il capo posto su [81] Biblioteca Gino Bianco
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