Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

fortati nelle tesi sostenute da questa rivista, se a questa identificazione si conformerà l'azione di sviluppo industriale del Mezzogiorno. Anche G. Luraghi, in CIVIL T A' DELLE MACCHINE del settembre-ottobre, afferma la necessità di concedere le <<sovvenzioni per le nuove costruzioni industriali. .. in zone determinate per evitare un dannoso sparpagliamento di mezzi », ricordando, accanto a quello inglese, l'esempio dell'Olanda <<che corrisponde un premio del 25 per cento del costo delle costruzioni all'imprenditore che erige una nuova fabbrica in zone pre-indicate e che si impegna a creare un determinato numero di nuovi posti di lavoro ». Ma davvero non potremmo condividere quanto il L. sostiene, sulla stessa CIVILTA' DELLE MACCHINE, in merito al protezionismo. <<Non esiste nella storia economica il caso di un solo Paese che sia riuscito ad industrializzarsi senza una adeguata dose di protezionismo » : questa, secondo il L., è una « constatazione elementare ». Non ci sarebbe difficile contraddire la verità dell'asserto (e ci basterebbe porre a confronto, tanto per rimanere in casa nostra, la Toscana e il Regno borbonico del secolo scorso); ma non ci interessa, perchè in realtà nessuna efficacia probatoria avrebbe il fatto che in altri paesi) spesso durante altri periodi storici, e comunque sempre - per forza di cose - in altre condizioni dalle attuali nostre) il protezionismo si sia posto come condizione necessaria dello sviluppo industriale. Sostenere che quanto altrove sia stato reputato - o anche sia effettivamente stato - di utile misura, debba essere, per ciò stesso e per ciò solta11to, adottato dal nostro paese, equivale all'atteggiamento di quel giocatore che, al tavolo del <<poker», si ostini a seguire pedissequamente i <<rila11ci », sol perchè i compagni di gioco <<rilanciano» : senza tener conto alcuno delle proprie e delle altrui carte (ciò che è tanto JJiù irragionevole quando si tratti, come nel caso della competizione mondiale, di un <<poker scoperto » o quasi). L'unica e veramente elementare constatazione, a dire il vero, è il fatto che il protezionismo consiste se1npre i11un costo per la collettività; e qui11di, per giudicare della sua validità come elemento propulsore, è necessario preventivamente esaminare: I) le possibilità di sobbarcarsi a questo costo; 2) le reali prospettive di ricavi futt1ri che si pongono di fronte a quel costo. Viceversa,· la sorprendente facilità con cui - anche da parte di eminenti studiosi - si assume <<l'esempio degli altri» a sostegno delle istanze protezionistiche, sembra ragionevolmente dimostrare la mancanza di più solidi motivi. E per concludere ricordiamo a tal proposito le giuste preoccupazioni degli ambienti agricoli pugliesi, opportunamente registrate da V. Fiore sul GIORNALE DEL MEZZOGIORNO del 3 novembre. Tali preoccupazioni riguardano gli inasprimenti doganali che deriverebbero dal progetto di <<tariffa armonizza• ta » attualmente allo studio. C. T. [75] Biblioteca Gino Bianco J

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