Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

\ incontrate dagli imprenditori per il credito d'esercizio, alla concentrazione delle nuove attività nella regione del Napoletano già indt1strializzato, all'effetto negativo di alcuni dazi doganali per l'approvvigionamento delle materie prime, alla scarsa disponibilità di mano d'opera specializzata di contro alla sovrabbondanza di braccia affatto inqualificate, che ripropongono i temi dell'educazione professionale e dell'emigrazione. Due rilievi vorrem1no muovere alle ·proposte avanzate, nel corso delle interviste avute col M., dal presidente del Banco di Napoli e dal presidente della S.M.E. Circa la proposta dell'ing. Vanzi di concedere alle nuove imprese di iniziare gli ammortamenti << dopo un congruo periodo di moratoria ... nell'intento di facilitare l' avviamento e il consolidamento delle imprese finanziate», ci sembra si debba procedere con molta cautela: e ciò per evitare che abbiano ad installarsi imprese suscettibili di crollare al miinimo colpo di vento; eccessive facilitazioni in tal senso, e peggio se non concesse con le debite discriminazioni, rischierebbero, in un futuro più o meno prossimo, di mettere in crisi le industrie costituitesi su basi troppo fragili. Secondo l'ing. Cenzato un considerevole << elemento di ricl1iamo, sia per i 'piccoli' che per i 'grossi' [imprenditori] potrebbe essere costituito da una accorta politica salariale che lasciasse il Mezzogiorno libero di giocare la formidabile carta economica del minor costo della sua mano d'opera». Ci sia consentito di esprimere alcuni dubbi, la cui importanza crediamo non sfuggirà allo stesso ing. Cenzato. Se è vero, come egli afferma, che << la storia dell'industrializzazione di molti paesi europei ed extra-europei dimostra che il capitale, a parità di tutte le altre condizioni [vorremmo però osservare che l'ipotesi del ceteris paribus nella storia economica dei diversi paesi non s'è mai potuta verificare in senso assoluto], è corso a investirsi .là dove meno alti erano i costi di lavoro », è anche vero che uno sforzo inteso a mantenere i salari meridionali inferiori a quel1i della restante parte del Paese, a parte l'inevitabile esplosione di onerose questioni sindacali e l'appiglio offerto alle argomentazioni demagogiche, comporterebbe due conseguenze nettamente negative: I) si risolvererbbe in una minore espansione del mercato meridionale, quando questa espansione è necessaria ai fini dell'industrializzazione; 2) si risolverebbe direttamente in un freno al perfezionamento degli impianti. Perchè, infatti, è anche vero che la storia dimostra (in particolare la storia del Mezzogiorno) che una grave remora all'ammodernamento delle imprese, diremmo quasi grave quanto il difetto di capitali, è costituita proprio dal basso costo della mano d'opera. Crediamo anzi che questo sia stato uno dei motivi determinanti per cui le poche industrie affermatesi nel Mezzogiorno, e che più ancora avrebbero p_otuto svilupparsi con i mezzi a disposizione, sono rimaste a livelli tanto arretrati. Non si potrebbe infine non rilevare favorevolmente l'opinione espressa [70] Biblioteca Gino Bianco

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