agli agent1 di asteners1 dal por mano a1le p1stoie, scompaiono di fronté all'incoscienza di un Sindaco che eccita i suoi sudditi alla lotta. << Tutti gli uomini del re », prezzolati dal P.M.P. e capeggiati da u,n noto barbiere di Posillipo - avvezzo a farsi fotografare, durante e dopo le partite, con un orinale capovolto in testa a mo' di copricapo, e con giganteschi cartelli inneggianti al Napoli, - all'i11domani della partita Napoli-Bologna erano pronti a recarsi a Parigi, dove doveva svolgersi l'incontro Francia-Jugoslavia nel quale l'arbitro Maurelli aveva le mansioni di guardalinee: per evitare grattacapi o violenze all'arbitro da parte dei tifosi partenopei, la polizia ha ritirato i passaporti ai caporioni della comitiva. << Napoli sportiva insorge» - ha scritto Il Mattino, giornale governativo. Subito dopo gli incidenti, Il Corriere di Napoli, anch'esso governativo, ha raggiunto il culmine dell'idiozia e dell'inopportunità: << La bandiera rossoblù sventola sul bar Otello di Bologna ». Si voleva forse che « gli uomini del re » raggiungessero la capitale dell'Emilia per strappare la bandiera dal bar Otello, e lavarè l'onta col sangue? Si voleva la marcia su Bologna? È anche questo un sintomo dei tempi che corrono a Napoli: il conformismo nei riguardi del Sindaco miliardario stringe la città in una mors~. Questi mesi, che precedono le prossime amministrative, hanno visto cadere le ultime remore, capitolare i superstiti moralismi. In attesa delle prossime << liste civiche», l'ipocrisia e l'attendismo dominano nelle redazioni e nei partiti. L'opposizione si è suicidata. Il Jvlattino ciurla nel manico, Il Corriere di Napoli ha ormai cessato di esercitare anche quel po' di critica a base di vignette e facezie che faceva prima. In un cinema si proietta un documentario che no1n piace al Sindaco? Con un atto d'imperio esso è tolto dalla circolazione. La Napoli ufficiale è ormai quella che urla negli stadi, che dà fuoco ai mortaretti, che lancia i calcinacci. Le elevate tradizioni civili, che a Napoli sono sempre state retaggio di élites, si restringono sempre più nei ceti o nei singoli che rappresentano la Napoli ufficiosa, che si sforza ancora di resistere alla suggestione del danaro ed alla violenza morale della pacchianeria: è questo ciò che resta della moribonda << Napoli nobilissima ». Gli intellettuali che non sono emigra.ti o non si sono chiusi, sdegnosamente, nella torre d'avorio della cultura, si sentono come i paria di una società che tanto phì li disprezza e li avversa quanto più il loro senso m·orale li spinge quotidianamente alla critica ed alla denuncia, che qui hanno assunto il nome demagogico di « denigrazione ». Mai come nel caso attuale di Napoli, l'amministrazione di una città ha avuto carattere di corruzione affaristica. Mai un Si.ndaco di Napoli ha avuto un giornale personale, una corte personale, un fasto spagnolesco come quello che circonda Lauro. Mai nessuno è stato padrone di Napoli come lo è lui. Napoli, città poverissima, è avvezza da secoli a queste cose: a [67] Biblioteca Gino Bianco
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