' riserva. di caccia per Lauro ed i suoi seguaci, che vi àpplicano la stessa politica di. parvenus che li contraddistingue in ogni occasione: somme sbalorditive stanziate per questo o quel giocatore, passeggiate di Lauro in maniche di camicia o con i pollici nel gilè per lo stadio tra le urla dei << clientes », sfruttamento, a fini elettoralistici dell'entusiasmo domenicale dei tifosi, campagne di stampa miranti a diffondere il sospetto che si sia formata una sorta di congiura da parte di tutte le società d'Italia e della stessa F.I.G.C. contro il Napoli. Lo stadio con i suoi frequentatori costituisce la principale cellula monarchica. Per i monarchici e per il Roma il g.ioco del calcio significa Lauro, Lauro significa Napoli: più che su un sentimento· campanilistico la lotta spo-rtiva si basa così su suggestioni animose, elementari, selvagge, rivendicazionistiche, rivoluzionarie. Chi abbia visto in faccia un tifoso napoletano del tipo di quello che è stato sorpreso dal fotografo de IL GIORNALE, in piena azione, domenica 6 novembre - occhi da folle, denti digrignati - riterrà meno assurdo e incomprensibile il fatto che la forza pubblica, impari a difendersi, abbia preso a sparare all'impazzata. Per ragioni antiche, a Napoli ogni malumore collettivo diventa immediatamente rivolta contro lo Stato italiano: e rispetto a quello che la forza pubblica presidia e difende, Lauro rappresenta quasi uno Stato, concorrente. I « tifosi » si regolano in conseguenza. Comunque sia, tra i patiti di « Napoli nobilissima» che costituiscono la pattuglia di punta dello stadio del Vomero, c'è sempre qualche Pascalone) o qualche Antonio Esposito, un po' più pittoresco degli altri, che regge le fila dell'azione: e chi finisce all'Ospedale è spesso una persona per bene, che è andata a trascorrere una domenica all'aria aperta. La partigianeria - anche se evidente - dell'arbitro è qualcosa che sta su di un altro piano, che entra in discussione in un secondo mome11to, quando si va in cerca delle attenuanti. Lauro ha fatto il contrario: visto che tutti si accaniscono contro Napoli, Napoli prepara la sua rivoluzione, ed io l'approvo e la capeggio. Di fronte a questo gesto di estrema irresponsabilità demagogica, teso ad esacerbare ancor più gli animi, ogni governo degno del nome avrebbe dovuto sentire l'elementare dovere di destituire il Sindaco dalle sue funzioni: invece solo qualche giornale del Nord ha espresso il suo sdegno. Ad un certo grado di eccitazione, tutte le folle sono le medesime: quella napoletana potrà essere un pò più emotiva delle altre, ma non è qui il nocciolo, della questione. I tifosi napoletani che restarono al loro posto·, stomacati ed atterriti, furono la stragrande maggioranza. Il problema è quello dei << caporioni », e di chi li giustifica e tacitamente li autorizza: non del << pubblico napoletano», come si è detto e scritto. Anche l'insufficienza della forza pubblica, l'eccessiva sua reazione, la mancanza di adeguati e moderni strumenti di repressione (idranti, ecc.) che consentissero [66] Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==