Napoli volgarissimà . Il sen. Fiorentino pubblicava ai primi di novembre, sul Roma, un articolo intitolato « Lo spirito nuovo », nel quale - co-n la consueta disinvoltura grammaticale - spiegava che a Napoli è iniziata un'èra spirituale che ha molti punti di contatto con il « dolce stil nuovo », segnatamente - ci sembrò di capire - per il fatto che i ragazzini napoletani (a differenza degli scugnizzi loro predecessori) oggi non calpestano più le aiuole fiorite. Per quanto infinitamente più versati in storia letteraria di quanto non lo sia l'articolista in pa_rola (e, sinceramente, non ci vu·ol molto) non sappiamo gran che intorno al trattamento riservato dai ragazzini italiani del medioevo alle aiuole fiorite del tempo, e non ci risulta che tale atteggiamento abbia avuto un particolare riflesso sulle rime degli innamorati cantori del secolo XIII: per cui una contesa su basi storico-letterarie - a parte la palese insufficienza del nostro interlocutore - sarebbe, più che inopportuna, impossibile. Ci sarebbe invece da collegare la retorica apoteosi dello cc spirito nuovo » di Napoli, fatta dal Fiorentino, ai noti episodi di inaudita violenza verificatisi domenica 6 novembre u. s. allo Stadi~ del Vomero durante l'incontro Napoli-Bologna. Un calcio di rigore concesso dall'arbitro ai danni del Napoli era cagione di una indicibile gazzarra protrattasi anche oltre la fine della partita. I tentativi da parte della folla di linciare l'arbitro furono ostacolati alla men peggio dalla forza pubblica: il bilancio della giornata sportiva ascende a 140 feriti, tra i quali 48 tutori dell'ordine. Bisogna leggere i commenti della stampa napoletana a tali dolorosi episodi di follia collettiva: sembra di sognare. Il Roma, punta di diamante della <<politica sportiva» del Sindaco Lauro, sotto il titolo <<140 persone in ospedale per le provocazioni dell'arbitro », attribuiva la responsabilità degli incidenti alle <<manovre messe in atto da tutte le parti ogni volta che Napoli emerge in qualsiasi settore ». E proseguiva: « Una grande città come la nostra, che sale, guadagna progressivamente terreno nella valutazione sportiva, è un rospo che non può essere mandato giù ». Meno male che anche in questa occasione la squadra sia stata <<sorretta dall'entusiasmo semplice e a volte pittoresco di un pubblico che non ha l'eguale in Italia». Che tra questo pubblico <<semplice e pittoresco» ci sia gente che normalmente lancia sul campo mortaretti e tracchi in segno di giubilo, e al primo motivo di malumore scaglia bottiglie vuote e calcinacci contro l'arbitro, tradizionalmente <<venduto» e per l'occasione « denigratore di Napoli», è cosa che non interessa nè preoccupa la stampa armatoriale. Lo sport, come molte altre manifestazioni di vita cittadina, è diventata una sorta di [65] Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==