Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

qualche modo a tentare una simile avventura; a meno che non sia spinto a farlo dalle false informazioni di cui è frequentemente vittima, come è confermato in un caso accaduto recentemente. Nel luglio del '54 giunsero in Canadà dall'Italia diversi gruppi di emigranti, reclutati nelle provincie di Treviso, Udine e Vicenza, da una commissione governativa canadese. Per affrettare la partenza ed arrivare a destinazione nel periodo di minor disoccupazione stagiona!~, il viaggio fu compiuto in aereo, affrontando una spesa doppia di quella necessaria per il trasporto via mare. Le A.C.L.I. di Treviso avevano provveduto al noleggio degli aerei ed all'assistenza generale ai partenti. Molti di questi però, arrivati a destinazione, non riuscirono ad ottenere alcuna offerta d'impiego, pur essendo disposti ad accettare un lavoro qualsiasi. Più tardi questi emigranti si sono sistemati. Ma in che modo? Non come loro si aspettavano. I più sono ancora delusi ed accusano le autorità italiane di aver fornito false informazioni e quelle canadesi di non mantenere le promesse fatte. Ad essi era stato garantito un determinato lavoro all'arrivo in Canadà; ma questo lavoro esisteva soltanto nella disinvolta immaginazione degli arruolatori. Il << Corriere Ca11adese », bisettimanale in lingua italiana, che si stampa a Toronto dove questi candidati aerotrasportati alla disoccupazione furono sbarcati, nel comunicare il risultato di questa brillante operazione, si domandava se è possibile che Enti ed Organizzazioni italiane incoraggino a queste condizioni l'emigrazione in Canadà di lavoratori specializzati. Purtroppo non possiamo che condividere, ad un anno di distanza dai fatti citati, la perplessità allora espressa sull'organo canadese riguardo all'accettazione, da parte del nostro Ministero del Lavoro, di condizioni incompatibili con la tutela dei nostri lavoratori all'estero. Le norme che regolano la nostra emigrazione verso il Canadà sono tuttora ispirate al sistema dell' << open placement ». I lavoratori già reclutati per il programma di emigrazione 1955, dopo un'accurata selezione predisposta dagli organi canadesi, hanno dovuto rilasciare agli Uffici Provinciali del Lavoro una dichiarazione nella quale è detto: << Poichè le Autorità canadesi non possono garantirmi l'assicurato impiego nel mio mestiere, arte o professione, nè in 11na categoria connessa al mio mestiere, arte o professione, acconsento: a) che al mio arrivo in Canadà io sia assegnato alla categoria di impiego che potrà essere selezionata per mio conto da un rappresentante autorizzato del Governo canadese, in base alle tariffe e condizioni di lavoro vigenti nella località d'impiego; b) che io rispetterò ed osserverò le norme e le condizioni di lavoro vigenti per detta categoria d'impiego ». È naturale che le conseguenze di una simile politica emigratoria siano [62] Biblioteca Gino Bianco

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