Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

Siccorne poi nelfinverno 1951- 152 si verificò una leggera crisi in alcune industrie, le Unioni dei Lavoratori interessate chiesero a gran voce l'arresto dell'immigrazione. Dando ascolto a queste richieste, il Governo mise un freno al flusso di manodopera straniera, sopratutto di quella proveniente dall'Europa continentale; fu varata la nuova legge immigratoria del luglio 1952, che, abrogando le precedenti, tendeva ad ammettere soltanto manodopera specializzata, risolvendosi così indirettan1ente in un'opposizione particolare alla nostra emigrazione. L'emigrazione italiana del dopoguerra verso il Canadà rappresenta, raffrontata all'emigrazione verso altri Paesi, il 9 % circa dell'emigrazione transoceanica e quasi il 6 % della nostra emigrazione complessiva. Il movimento emigratorio è sempre avvenuto, ed avviene tuttora, sulla base di direttive stabilite annualmente dalle autorità canadesi di immigrazione, non esistendo accordi in materia fra i due Paesi. All'inizio della seconda guerra mondiale, il numero complessivo degli italiani residenti in Canadà ascendeva a circa 120.000. Dal 1948, anno della ripresa per la nostra emigrazione transoceanica, gli arrivi dei nostri connazionali in questo Paese hanno raggiunto le seguenti cifre, registrate dalle statistiche ufficiali canadesi: 1948: 3.202; 1949: 7.742; 1950: 9.058; poi, a partire dal 1951, intorno alle 20.000 unità all'anno. Tale movimento è composto in maggioranza da congiunti di italiani, o di canadesi di origine italiana, residenti in Canadà; saltuariamente, piccoli gruppi di lavoratori specializzati vengono richiesti da ditte canadesi e reclutati attraverso le competenti autorità canadesi e italiane. Per i primi, principalmente provenienti dal Sud, le difficoltà non sono molte, nè dure da superare; perchè l'atto di richiamo, assicurando in precedenza un lavorò, contribuisce a facilitare tanto la partenza quanto la sistemazione. Per i secondi, invece, principalmente provenienti dal Nord, salvo nei casi più fortunati, il tentativo di migliorare la propria condizione comporta per il partente un'alta percentuale di rischio; eppure è su questi che si deve fermare l'attenzione ai fini di una espansione della corrente emigratoria e ai fini di un maggiore inserimento in essa di lavoratori meridionali. A questi ultimi il Governo canadese non assicura infatti nessun contratto di lavoro. Esiste però un tipo di reclutamento, detto << open placement », coh il quale il Dipartimento dell'Immigrazione promette genericamente agli emigranti un lavoro, che essi poi dovranno accettare, quale che esso sia, senza tener conto della propria professione. Non si comprende comunque quale utilità derivi dal sistema di reclutare alcune categorie di lavoratori specializzati, per poi destinarli frequentemente ad un lavoro completamente diverso; nè si comprende come un lavoratore che, per il fatto di essere specializzato, non dovrebbe trovare troppe difficoltà ad occuparsi vantaggiosamente nel proprio Paese, possa sentirsi invogliato in [61] Biblioteca Gino Bianc

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