Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

rappresenta un quarto del Paese, è attualmente in grado di dare da vivere ad una maggiore popolazione. Tutte le zone densamente popolate si trovano su questa striscia di territorio, entro un raggio di 322 chilometri, lungo la frontiera degli Stati Uniti. L'agricoltura si sviluppa come attività commerciale piuttosto che ristagnare nella produzione per l'autoconsumo; si fa sempre più ricorso alla meccanizzazione, ma non vi sono più terreni liberi da colonizzare, come nel periodo precedente la prima guerra mondiale. È ormai in atto da più di un cinquantennio una trasformazione economica, per effetto della quale il Canadà ha perso i caratteri dell'economia coloniale, per acquistare sempre più marcatamente quelli della economia dei Paesi industriali e commerciali. Questi tratti essenziali mostrano come l'assorbimento di immigrati nella economia canadese, al presente, è reso possibile grazie ad uno sviluppo intensivo - piuttosto che estensivo - delle attività primarie e dell'industria. Per quanto riguarda il futuro, la capacità di assorbimento dipenderà pure dalla espansione industriale, non meno che dalla scoperta di nuove risorse e di nuove possibilità di colonizzazione. Il Governo canadese, quindi, riaprendo le porte all'immigrazione dopo la parentesi della guerra, si è proposto di imprimere una spinta all'economia del Paese, sulla via di un maggior equilibrio fra capacità produttiva e capacità di assorbimento demografico. Una popolazione più numerosa apporterebbe al Paese un maggiore sviluppo economico, un aumento dei consumi sul mercato interno ed una maggiore indiper1denza riguardo ai mercati mondiali; renderebbe possibile una maggiore ripartizione pro-capite delle spese militari e del costo di amministrazione dei trasporti, come degli altri servizi pubblici, e un maggiore assortimento tecnico e professionale nel settore industriale. Perciò l'immigrazione in Canadà deve essere considerata come l'assorbimento di lavoratori supplementari da parte di un'economia già costituita ed operante, in via di sviluppo. È però controverso il punto dell'effettivo bisogno di manodopera straniera. L'attitudi11e del Canadà verso l'immigrazione è infatti così elastica che no11 esiste una ben definita politica governativa e non sono state stabilite precise quote annuali. Sono i gruppi interessati che esercitano la loro influenza, di volta in volta, ai fini tlelle quote ann11almente occorrenti. La carenza della manodopera negli anni dell'immediato dopoguerra costrinse alcune principali industrie ad inviare appositi reclutatori in Europa. Dal I e gennaio I 946 alla fine del I 952, sono stati ammessi in Canadà 789.278 immigranti complessivamente. L'immigrazione britannica è stata di 245.885 unità, approssimativamente il 31 % del totale. Gli immigrati ai origine nordeuropea sono stati 196.844, di cui: 71.036 olandesi, 76.265 tedeschi e 15.977 francesi. Dagli Stati Uniti, nel periodo successivo alla guerra, giunsero 60.871 immigranti. Da altri Paesi, 285.678; di cui, presumibilmente, 65.000 italiani. (60] Biblioteca Gino Bianco

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