così generale, quando dall'agricoltura si passi all'industria: l'industriale meridionale, che fino ad oggi non ha quasi mai superato le esperienze della piccola e media azienda, è stato effettivamente un pioniere, che ha agito in un ambiente economico sfavorevole ed ha subìto i contraccolpi della concentrazione monùpolistica che in altre parti d'Italia si andava operando. Donde giusto ci pare l'orientamento emerso dal convegno, di puntare, per l'industrializzazione del Sud, sulla classe imprenditoriale già operosamente presente nel Mezzogiorno, purchè tale classe non venga identificata solo nei maggiori azionisti delle grosse società anonime e nei loro consiglieri delegati. Infine, altrettanto giusto, per quanto non nuovo, è il richiamo ad una istruzione tecnico-professionale dei giovani lavoratori; qui il convegno ha tirato un energico colpo alla mentalità della classe dirigente meridionale, arenata sulle secche di un'ormai esausta cultura pseudoumanistica, incubatrice di retoriche nazionalistiche e di atteggiamenti provincialistici. E tuttavia anche qui non può essere taciuto che nuovi orientamenti culturali tanto più facilmente potranno affermarsi quanto più massiccia sarà la presenza delle industrie nel Mezzogiorno: gli indirizzi professionali di una regione sono infatti condizionati anche dalle sue caratteristiche economiche. Per cui è da ritenere che, se sorgeranno industrie, sorgeranno anche scuole professionali: la cooperazione fra Stato e privati, in questo settore, non ha bisogno di particolari orientamenti politici perchè essa è nell'ordine naturale delle cose. Il problema dell'industrializzazione nel Sud, scontata la creazione delle infrastrutture, ha dunque essenzialmente un triplice aspetto: qualificazione delle maestranze, reperimento di capitali, reclutamento e selezione di imprenditori che coordinino produttivisticamente forze del lavoro, capitali e risorse naturali. Quello dei capitali che mancano è stato sempre il cavallo di battaglia della zona d'opinione rassegnata a tenere il Mezzogiorno nella condizione di mercato di assorbimento. E certo non si nega che il Mezzogiorno sia realmente povero di capitali. Ma entro quali limiti? E fino a qual punto le speculazioni e gli orientamenti generali non hanno contribuito a rendere più artificiosa la realtà? Quando si ponga mente all'organizzazione del sistema bancario, le cui direttrici fondamentali nel Mezzogiorno sono sempre state la ristrettezza del credito e il rastrellamento del risparmio da convogliare verso le regioni settentrionali, si comprenderà più facilmente come siano stati negati volutamente i presupposti allo sviluppo della iniziativa privata meridionale. Una prima reazione a questo sistema può essere individuato nella recente iniziativa del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno di costituire un apposito istituto per lo sviluppo delle attività produttive (I.S.A.P.) col compito di intervenire nella formazione del capitale d'impianto di nuove iniziative industriali nel Sud, e di creare un mercato meridionale di titoli industriali al fine di orientare il risparmio delle nostre regioni verso inve- [48] Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==