ma anche si cede ad una sollecitazione extraculturale, si obbedisce ad un ricl1iamo politico che violenta la verità. I << numerosi de Caprariis » che si riconoscono in Nord e Sud e i11 altre cose saranno magari << storici di modestissima statura» (come piace al redattore del Contemporaneto giudicare il . . . ' nostro amico e collaboratore), ma restano sempre << stor1c1 », una cosa, c1oe, che gli uomini di elevatissima statura che giganteggiano dal settimanale romano non sono e non riesciranno mai ad essere. E appunto perchè << storici » essi avranno per la verità quello scrupoloso rispetto che li ind11rrà a denunciare instancabilmente come prove di falsificazione cosciente quelle che le effemeridi di parte comunista ci sono venute e ci vengono offrendo ostinatamente. Ai comunisti preme stabilire, come si è detto, la continuità tra il loro marxismo di oggi e il marxismo italia110 di ieri e di ier l'altro. Ma allora perchè venire a parlarci di antifascismo? Il Contemporaneo scrive testualmente che la vera continuità << è assicurata per la cultura nuova da quel moto reale nelle cose e nelle idee, che si chiama appunto antifascismo >>;ma quando si tratta di definire le correnti culturali di questo << moto reale» nega che ci si possa riferire << alle encicliche papali o all'Atto puro gentiliano o alla filosofia dei distinti>>. Ma cosa resta, allora, della cultura italiana tra le due guerre? O credono veramente, i Cesarini e gli Onofri, che v'è stata in Italia, in tale periodo, u11a cultura marxista? E, di grazia, quali ne sono i documenti, dove sono le opere?. D'altro canto, qual'è questo << filone nuovo» del marxismo che i comunisti del Contemporaneo inalberano oggi come il loro vessillo se non quello del Gramsci? Non crediamo di dire certo una cosa molto originale ricordando a codesti scopritori di << filoni nuovi» che il Gramsci aveva cominciato a conoscere il marxismo proprio nei libri del Croce, ricordando che egli era così pieno di filosofia storicistica e crociana da esserne quasi malato e che se vi fu qualcosa di patetico e terribile i11sieme nell'avventura intellettuale di lui fu proprio il duello combattuto fino all'estremo con la filosofia storicistica e crociana, che insorgeva continuamente ad insidiare il dommatismo ideologico in cui il suo temperamento di politico tendeva naturalmente a riposarsi. Su questo punto i Cesarini e gli Onofri dovrebbero meditare assai più di quel che non abbiano fatto finora: si accorgerebbero così che proprio la dimestichezza con i loro << filoni » li porterebbe a contatto con quel Croce che oggi ignorano con spavalda irresponsabilità, con quel Croce che dava lezioni di alta cultura e di antifascismo quando essi ancora insudiciavano il sillabario. I lettori di Nord e Sud sanno che i pubblici esami di coscienza non sono nel nostro stile; ma sanno altresì, per averne avuta molteplice esperien- . za, che non sono i << conti » con le tradizioni che sentiamo nostre proprie e con noi stessi che ci spaventano, sanno che siamo sempre pronti a fare il [42] Biblioteca Gino Bianco
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