ressata, conviene tenere rigorosamente distinti i fatti culturali da quelli politici e rifiutarsi a quella che i comunisti, con una formula piena di equivoci, chiamano « l'unità dell'antifascismo». Il Contemporaneo) polemizzando con Matteucci, che nel Mulino si era occupato della stessa inchiesta, gli ha contestato di confondere << unità dell'antifascismo>> e << identità dell'antifascismo». A noi sembra difficile che un giovane cosi avvertito come Matteucci possa aver confuso quei due termini, e probabilmente il polemista troppo frettoloso non ha compreso che quello era un modo rapido di dire una cosa esatta. Di rilevare, cioè, che i comunisti parlano cosi volentieri dell'unità dell'antifascismo perchè identificano l'antifascismo con se stessi, con la lotta di classe, con l'avvento al potere del grande partito del popolo. Quale grosso pericolo politico, innanzi tutto per l'antifascismo stesso, possa derivare da questo equivoco, dovrebbe essere cosa chiara a tutti; su essa, ad ogni modo, torneremo in un'altra occasione. Qui vale la pena di ribadire soltanto ancora una volta il nostro radicale dissenso. Ciò che dà fastidio ai comunisti è proprio questo, che si abbia della cultura e dell'antifascismo una concezione molto diversa e che non si rinunci alla cultura e all'antifascismo per lasciare l'una e l'altro a loro soltanto come un bene personale di cui usare ed abusare. E', dunque, per effetto di una delusione rabbiosa che essi ricorrono all'artificio polemico di accusare tutti gli altri di aver trascurato << l'attualità dell'antifascismo», salvo poi contraddirsi qualche linea più sotto. Nè da altro sentimento può derivare la sbalorditiva affermazione che << il nesso che l'inchiesta aveva cercato di indicare tra movimento antifascista e movimento anti-idealistico nella cultura italiana viene ad essere completamente ignorato». Quel nesso stabilito da Cesarini e da Onofri, de Caprariis nel suo articolo non solo non l'aveva ignorato, ma l'aveva negato come cosa nè giusta nè vera, come cosa storicamente inesatta, ed aveva riconosciuto in esso solo un'ennesima prova della malafede di taluni che vengono da qualche tempo mascalzoneggiando nelle colonne del Conteniporaneo e altrove. E in effetti altro non è che un tentativo consapevole di inganno, e quindi azione mascalzonesca, quella di chi parla di reazione antifascista e anticrociana, il movimento antifascista e anti-idealistico, con l'aria di lasciare intendere che il Croce fosse fascista e che la cultura storicistica fosse una cultura fascista. Coloro che scrivono queste cose sanno che la loro unica salvezza è l'ignoranza di chi li ascolta, perchè sanno benissimo che se v'è stata in Italia, nel ventennio fascista, una scuola antifascista, è stata quella del Croce, se v'è stata in Italia una cultura antifascista, è stata la cultura crociana e storicistica. E' proprio per questo che quando si vuole studiare la cultura italiana degli ultimi anni e si crea una rottura fittizia col passato più recente in 11ome della formula della cc reazione antifascista e anti-idealistica », non solo si nega l'evidenza, non solo si pronuncia u11giudizio storìcamente falso, [41] Biblioteca Gino Bianco
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