.. il cattolicesimo liberale fosse un'esperienza già conclusa nel '61 (ma ciò è vero solo in parte); e si può ammettere altresì che la pratica della politica ecclesiastica del '61-'71 abbia aiutato il De Sanctis ad intendere gli equivoci di certe formule cattolico-liberali (ma non si può dimenticare che egli trovava le fondamenta teoriche della sua posizione proprio nel pensiero liberale e no11in un immaginario progressismo). Pure nè i capitoli su Rosmini e Gioberti e Balbo e D'Azeglio sono a queste esperienze pratiche in un rapporto di causa, nè le stesse esperienze politiche riscatta110 quei capitoli dallo schematismo che li depotenzia. Ma esiste poi veramente nella realtà quell'immagine di un De Sanctis politico progressista che oggi si tende ad accreditare? Non sembra francamente che quel termine possa essere riferito al De Sanctis politico e meno che mai sembra che si possa ripetere, come invece fanno il Candeloro e il Muscetta, il famoso giudizio del Gramsci, che il critico con la sua azione e con le sue lezioni si proponeva « di favorire la formazione di un gruppo liberale progressista, che attraverso una trasformazione dei partiti assicurasse una direzione nuova al paese, un nuovo atteggiamento verso le classi popolari, un nuovo concetto di ciò che è nazionale, diverso da quello della destra storica, più ampio, meno esclusivista, meno poliziesco» (44 ). Il Gramsci, come è noto, scriveva in prigione, con pochi libri a sua disposizione; lo stesso non può dirsi del Muscetta e del Candeloro, cl1e possono avere innanzi tranquillamente e senza molta fatica tutti i testi desanctisiani. Ora il De Sanctis non ebbe grande originalità di pensiero politico ed anzi, malgrado certi o molti suoi atteggiamenti pratici, la più parte delle sue idee politiche erano comuni a molti campioni della Destra, specialmente di formazione hegeliana. Così rientra in pieno in quella tradizione il suo senso dello Stato, di uno Stato che non sia neutro ed ipocrita, testimone più che attore: « lo Stato - diceva discorrendo del Machiavelli - ha i suoi fini e i suoi mezzi in se stesso, e perciò ha in sè la sua leggittimità; onde non ha bisogno nè dell'investitura del Papa, nè di quella di Cesare, nè della sanzione del diritto municipale. Lo Stato non solo è per tal modo indipendente, ma è autonomo; esso non è religione, nè moralità, nè scienza. Però tutti questi elementi sono nel suo seno senza essere lo Stato. Quindi ( 44 ) Mazzini e la scuola democratica cit., pag. XXXIV; il giudizio del Gramsci è in Letteratura e vita nazionale, Torino, 1950, pp. 6-7. [34] BibliotecaGino Bianco
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