Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

non esitava ad assumere a volte posizioni di punta nella polemica culturale, il De Sanctis non mutava nè la sua fede di liberale nè la sua concezione della cultura. Quando invece ci si ferma nelie nuove interpretazioni di cui qui si è tentato di dimostrare l'infondatezza e queste si adoperano addirittura come nuove chiavi per penetrare nell'opera storica del De Sanctis, allora si va incontro al rischio di falsare verar:nente i testi, di non comprenderli più nel loro effettivo significato. Che è ciò che è capitato almeno in parte al Muscetta e al Candelora per le lezioni sulla letteratura italiana del secolo decimonono (42 ). Non sembra infatti che il De Sanctis 'progressista' come essi se lo figurano, il De Sanctis della cosiddetta poetica realista aiuti gran che a comprendere quelle lezioni. Anche mettendo da parte le vere e proprie falsificazioni (43 ), volontarie o involontarie che siano, resta il fatto che l'errore del Muscetta e del Candeloro è un vero e proprio errore di metodo, che si traduce in una difficoltà di accostamento e talvolta di intelligenza dei testi. Essi, cioè, finiscono co11lo stabilire un vero e proprio rapporto di causa tra le idee e le posizioni politiche del De Sanctis e la sua opera di storico della letteratura italiana de' secolo decimonono, e poicl1è la realtà non quadra coi loro schemi sono naturalmente indotti a sollecitar dolcemente i fatti. Per fare un solo esempio, si può anche ammettere che ( 42 ) Cfr. le introduzioni a La Scuola cattolico-liberale cit. e a Mazzini e la scuola democratica, Torino, 1951. ( 43 ) Nell'introduzione a La scuola cattolico-liberale, p. XLI si legge: << il De Sanctis non sottovalutava affatto questo aspetto della cultura cattolico-liberale, anzi lo considererà un elemento fondamentalmente progressivo rispetto alla cultura democratica, così contraddittoria, nel suo stile classicheggiante e oracolare, a confronto delle sue intenzioni populiste. Ma rileva energicamente che la forma popolare della letteratura, conquista rivoluzionaria del secolo XVIII, nel secolo XIX sarà svuotata del contenuto illuministico e adoperata a fini paternalistici, antidemocratici»; dopo di che si rinvia a pp. 232-33 del testo. Ora a pp. 232-33 del testo è fatta lode al secolo XVIII di aver diffusa la cultura nelle « classi borghesi», ma si aggiunge che nel secolo XIX << il programma si allargò e non si trattò più di diffondere la cultura solo nelle classi borghesi... La propaganda che il secolo precedente rivolgeva alle cla!jsi borghesi, fu applicata alle classi inferiori e sorse la letteratura popolare>>. Ciò è, a un di presso, l'opposto di quel che nell'introduzione si fa dire al De Sanctis. Più avanti, nel testo, pp. 241 e ss., il De Sanctis critica il Cantù per la sua ideologia e non perchè questa fosse adoperata a fini determinati. [33] Biblioteca Gino Bianco

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