Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

decreto» (~4 ). Nel be Sanctis, s'~ gia accennato, v;era assai piu discrezione, non soltanto perchè per lui questa Germania era assai meno che per altri una tardiva e sorprendente scoperta, ma anche perchè troppo egli vibrava ancora delle passioni unitarie e ricordava la lezione del Cavour. E seppure nell'entusiasmo del '66 poteva scrivere cl1e « la vittoria della Prussia... non è vittoria di re o di governo, ma di popolo e di rivoluzione» (35 ), era tuttavia troppo accorto per non stabilire le debite differenze tra le due rivoluzioni nazionali. Del resto, il grande critico che aveva più volte denunciato l'incalzare di << una nuova generazione, che si dice positiva >>e che a questa aveva fatto il saluto delle armi anche se non s'era sempre mostrato entusiasta (36 ), proprio col suo ultimo scritto sottolineava i risultati dtlla grande trasformazione avvenuta dopo il '60: << questa maniera di concepire la vita ha indebolito in noi il senso del fisso e dell'assoluto. Collocandoci in un ambiente di continua trasformazione, concepiamo le cose nel loro divenire, in relazione con le loro origini e con l'ambiente ove sono nate; si è sviluppato in noi energicamente il senso del relativo. Il senso del reale della forza e del relativo è il carattere della nostra trasformazione>>: e appena poche ~ighe prima aveva esclamato con apparente impassibilità: « siamo tanto trasformati che abbiamo potuto sentire senza ribellarci il motto di un uomo di stato: - La forza vince il Diritto». Ecco che compariva il principe di Bismarck in persona. Per la verità il De Sanctis, se coglieva il vantaggio di questa nuova positività, di questo nuovo senso del reale, se conformemente all'inclinazione sua di sempre vi vedeva l'esatto correttivo di un ( 34 ) Discorso alla Camera, 30 maggio 1879, in Scritti politici cit., p. 242; l'articolo citato più avanti nel testo è Un intermezzo, ne Il Diritto del 20 agosto 1877, raccolto in Scritti politici, ediz. Ferrarelli, Napoli, 1924, p. 100. ( 35 ) A Venezia, ne L'Italia del 21 giugno 1866, in Scritti politici cit., p. 57. ( 36 ) Cfr. Le 'Ricordanze' del Settembrini (1879), in Saggi Critic1: cit., III, pp. 300-01; e dicorda A. 0MODEo: Luigi Settembrini, in Difesa del Rz'sorgimento, Torino, 1955, p. 261: << il divario tra le due età si delineava netto. Continando la reazione antiquarantottesca, la nuova generazione giungeva ad un'interna aridità, eradicava quegli entusiasmi che i padri avevan soltanto compresso e dominato negli anni decisivi tra il 1849 e il '60. In questa secchezza, certamente, era la volontà di veder chiaro, minuto, di provare, di controllare, era un ideale della scienza non come contenuto tradizionale, ma come processo d'esperienza e di ricerca ... ». [30] BibliotecaGino Bianco

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