Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

gire di mano il freno, e ,che rivela l'indifferenza entrata negli animi e quel difetto d'iniziativa e di coraggio morale, che noi sogliamo mascherare sotto la formula del lasciar fare e del lasciar passare>>. Era una diagnosi che conteneva già in sè il rimedio; ma qual era la motivazione storica di essa? A questa non pare che si sia data soverchia importanza, né dal Croce che giustamente radicalizzava la posizione desanctisiana negando che una ' scienza ' si.ffatta potesse esistere come ' scienza '; nè dai marxisti italiani nostri contemporanei, troppo preoccupati di mostrare nel discorso del critico irpino come un incunabolo della loro polemica attuale. Ed invece essa è di grande rilievo, perchè trascende il problema italiano per toccar quello generale ed è perciò rivelatrice del suo atteggiamento e delle • • • sue pos1z1on1. Il punto di partenza è tutto hegeliano: la scienza che << cresce a spese della vita», che più si sviluppa e più toglie all'azione, che conosce la vita solo quando questa le fugge innanzi, che si fa filosofia quando muore la fede e critica quando l'arte tramonta, questa scienza ricorda troppo l'immagine hegeliana dell'uccello di 1v1inerva: << gli Iddii se ne vanno, e Socrate li accompagna della sua ironia; la repubblica declina, e Platone costruisce repubbliche ideali; l'arte se ne va, e Aristotile ne fa l'inventario; la vita pubblica si corrompe, e sorgono i grandi oratori ... >> ( 30 ). Q·ui è 'tutta .la filosofia della storia hegeliana: quello stesso De Sanctis che qualche anno più tardi ironizzerà su coloro che lacrimavano sulla morte della poesia, soggiace questa volta nelle strettoie dello schematismo dello Hegel. Così la critica desanctisiana della Rivoluzione francese è tutta in chiave burkiano-hegeliana, in chiave storicistica: « la rivoluzione fu violenta, rapida, drammatica, e nelle sue convulsioni assoluta come la scienza, astratta come l'umanità. Cercando la libertà non nel limite, ma contro il limite, ruppe il limite, e non diede la libertà. Combattendo la superstizione spense negli uni il sentimento religioso, e provocò negli altri, come reazione, il fanatismo. Stabilì l'uguaglianza sociale giuridica, e produsse una disuguaglia11za di fatto, sentita più acerbamente in quella contraddizione, e il frutto fu l'odio di classe, il più attivo dissolvente sociale... Limite e libertà, indeboliti nella coscienza, logorati nell'attrito, non ft1rono più le funzioni organiche di una società armonica; furono mecca11ismi più artificiosi e com- ( 80 ) La scienza e la vita (1872), in Saggi Critici cit., III, p. 142, 155, [27} I• Biblioteca Gino Bianco

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