Pure, se ci si trasferisce dalla considerazione della filosofia dell'arte ad una considerazione più generale non si può negare che le pagine dell'ultimo De Sanctis abbiano una risonanza nuova. Non è soltanto che l'esigenza educativa, che tuttavia fu sempre preminente in lui, l'esigenza di un rinnovamento culturale in Italia, si fosse fatta, sotto la spinta di certe valutazioni politiche, più pungente e risentita, più combattiva: v'è qualche cosa di più o, se piace meglio, qualcosa di diverso. Non sembra però che si possa dire che ciò confermi l'immagine del De Sanctis 'progressista' che gli odierni riscopritori e storici tendono ad accreditare. Quel termine ' progressista ' avanzato così semplicemente, senza determinazioni particolari, può generare pericolosi equivoci e soprattutto è troppo semplicistico: la realtà storica è assai più complessa e articolata, e forse il De Sanctis è meno originale e progressista di quanto i suoi nuovi ammiratori possono pensare. Così come il ' nuovo realismo ' filosofico perdeva nella sua mente ogni accento materialistico e assumeva funzione di richiamo alla concretezza, di conferma di quell'atteggiamento storicistico che egli aveva per suo conto svolto dalla filosofia hegeliana, anche l'alquanto mutato atteggiamento innanzi ai problemi della vita morale, letteraria e politica del paese suonavano assai meno di quel che si creda rottura col passato e rottura con l'ambiente. Questo si può toccar con mano proprio in quello scritto 4esanctisiano che è volentieri assunto come il manifesto di un De Sanctis nuovo, nel famoso e celebrato discorso su La scienza e la vita. Il De Sanctis, è stato detto, appuntava tutte le sue critiche sul divario tra la scienza e la vita, come origine prima o principale di tutti i mali della civiltà italiana, e chiedeva che si ponesse fine a questo divorzio perchè la vita stessa italiana potesse svolgersi più armonica e completa. Questa scienza che si sviluppava staccata dalla vita sembrava dar luogo ad una « libertà poltrona ed inorganica, che lascia la vita al suo processo storico fosse anche di dissolu~ zione, che abbandona a se stesse le forze cozzanti, che fa dello stato un essere neutro e ipocrita, un testimonio più che un attore, che si lascia fugsiero e dalla sensazione agli oggetti? Engels segue la prima via, la via del materialismo »; << il materialismo, in pieno accordo con le scienze naturali, considera come dato primordiale la materia e come dato secondario la coscienza, il pensiero, la sensazione»: Materialismo ed empiriocriticismo, trad. Platone, Roma, 1953, pp .. 32 e 36.. [26] Biblioteca Gino Bianco
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