zione di polemica culturale e direi addirittura politica ( << per una razza fantastica, amica delle frasi e della pompa, educata nell'arcadia e nella rettorica, come generalmente è la nostra, il realismo è un'eccellente antidoto» (24 ), è così soverchiante? Non solo; ma bisogna chiederci anche se si è veramente sicuri che non vi siano altri elementi che turbino il rigore di queste proposizioni: v'è nel contesto una formula assai importante: << l'artista è come il grande attore che oblia sè e riproduce il personaggio tal quale natura lo ha formato » (25 ). Questa formula non suonerebbe altrettanto bene sulle labbra di un acceso romantico? Non sembra, ripetiamo, che qui vi sia un mutamento sostanziale: la forma è sempre il contenuto che si trasfigura nel 'cervello' dell'artista e l'arte è autonoma creazione di nuova realtà. Quella del De Sanctis resta l'estetica della forma: e si dica pure della « forma vivente» se piace di più, anche se l'aggettivo, considerato dal punto di vista della creazione artistica, suona tautologico, dal momento che non v'è realtà, non v'è forma d'opera d'arte realizzata, che non sia vivente. Del resto il De Sanctis stesso aveva ·assai chiaro il concetto che ogni estetica contenutistica, svolta coerentemente, avrebbe condotto a negare l'autonomia dell'arte, e questa - scriveva polemizzando con lo Zumbini - << è il primo canone di tutte le estetiche, è il primo articolo del Credo, nè un'estetica è possibile che non abbia questo fondamento>> (26 ). Sicchè proprio non si riesce a comprendere come il Gerratana possa ritenere che da queste pagine che abbiamo or ora ricordate non sia lecito trarre la conclusione che << una poetica realistica, come qualsiasi poetica che prescriva determinati contenuti, è priva di significato» (27 ). L'affermazione del Gerratana è soltanto indiretta: pure non vi può essere alcun dubbio sul suo significato. La poetica dell'ultimo (se non addirittura di tutto) De Sanctis sarebbe una poetica realistica, che prescrive, cioè, certi contenuti: e questo, come tutti sanno e come s'è visto ancora .una volta, è smentito ( 24 ) Zola e l'Assommoi·r, in Saggi: Critici cit., III, p. 299. ( 25 ) Zola e l'Assommoir, in Saggi Critici· cit., III, p. 299. . ( 26 ) Settembrini e i suoi critici: (1869), in Saggi Critici cit., II, p. 268. ( 27 ) GERRATANA: Introduzione cit., pp. 46-47. Come questa proposizione (e molte altre che s'incontrano in questo articolo) possa conciliarsi con l'altra, che si legge a p. 38, che la «lotta» del De Sanctis fu sempre « su due fronti, contro il formalismo e contro il contenuti~m.9 ».1 riesce assai difficile da comprendere. [23] Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==