hon si d~ fuori ,deltopera di realizzata poesia, ed è dunque lmposslbHe parlarne prima che questa esista. Si potrebbe dagli scritti del De Sanctis raccogliere ed ordinare una compiuta fenomenologia della composizione artistica: si troverebbe sovente un fluttuar di espressioni che, come già notava il Croce (12 ), cela a volte uno scarso rigore di concetti. Ma le cose essenziali, l'individualità e la soggettività del momento poetico, l'universalità e l'autonomia dell'arte, si troverebbero altresì sempre confermate. « Quando il poeta compone - scriveva egli discorrendo del Cours de littérature del Lamartine (13 ) - ha innanzi un fantasma che lo tira fuori dal suo stato ordinario e prosaico, gli agita la fantasia, gli scalda il cuore. Non crediate però ch'egli gitti sulla carta tutta intera la sua visione e tutte le sue impressioni. La sua penna riposa, ma non il suo cervello; rimane agitato, pensoso, la poesia si continua nella sua testa, dove fluttuano molte altre immagini ... Il poeta, concedetemi il paragone, è un'eco armoniosa, che ripete di una parola solo alcune sillabe, ma un'eco animata e dotata di coscienza... >>.Che cosa avvenga in questo processo di meditazione e composizione poetica, di intuizione-espressione (per adoperare le parole del Croce), il critico stesso lo spiegava appena qualche anno dopo in una digressione del Saggio sul Petrarca: l'artista, quello vero e grande, uccide l'ideale realizzandolo, annulla il contenuto creando una forma nella quale si appaga, ed oblia interamente ogni cosa: << oblii in modo che, quando altri domandi cosa è là dentro, risponda: - Una certa idea, una qualche cosa, un non so che, - cioè a çlire: la forma è là, e la forma è tutto>> (14 ). Ma, si potrebbe argomentare, questo è un De Sanctis della prima maniera, che non ha ancora pienamente approfondito i suoi concetti: dopo gli zione esclamerà: << Vi ho spiegato più volte che un concetto per sè solo non è poetico, come il contenuto bruto, il materiale non è poesia », z·v1:, p. 150. { 12 ) B. CRocE: De Sanctis e lo hegelis1no, in Saggio sullo H egel, Bari, 1948, p. 394; De Sanctz·s-Gramsci, in Terze pagine sparse, Bari, 1955, I, pp. 166-68; non si capisce bene perchè il Gerratana, Introduzione cit., p. 32, polemizzi col vecchio Croce, il quale più tardi si corresse dell'aver attribuito a semplice trascuratezza l'approssimati vità concettuale del De Sanctis. ( 13 ) << Cours famz.li"erde littérature » par M. de Lamartine (1857), in Saggi Critici, ediz. Russo, Bari, 1952, II, p. 69. ( 14 ) Saggi"o sul Petrarca cit., pp. 33-34. [19] BibliotecaGino Bianco
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