Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

eòtteggerlo tutto (poichè infine anche il correggere e un modo dl comprendere). E che è quello che ha tentato di fare anche, sia detto con buona pace del Gerratana, il Marx stesso con lo Hegel. Cosa era, infatti, il rovesciamento della dialettica hegeliana se non un modo di comprendere tutto lo Hegel e di correggerlo tutto? Comunque ciò sia, v'è una cosa che nessuna industria di ragionatore potrà mai negare, ed è che l'estetica desanctisiana sia in primo luogo la estetica della ' forma ': e questo anche il Gerratana si .guarda bene dal negare. Pure egli procura di correggere l'interpretazione tradizionale del De Sanctis osservando che questi ha ben distinto la forma nella quale « il contenuto si perde», dall'altra e solamente vera, che fa tutt'uno col contenuto: << in poesia - si può leggere infatti nel Saggio sul Petrarca ( 3 ) - non c'è propriamente nè contenuto nè forma». Questa medesimezza della forma con l'idea, col contenuto (è noto che il critico ricorse più volte alla immagine di uno specchio di cui non si avverta il vetro) sembrerebbe contraddire la riduzione crociana della ' forma ' ad intuizione lirica: in tal modo, si argomenta, verrebbe disperso il principio desanctisiano del carattere rappresentativo dell'arte, che dà un significato particolare all'estetica di lui ,e che ne fa, se si potesse adoperare la formula togliendone la contradictio in adiecto, un'estetica contenutistica della forma. In effetti il Gerratana parla risolutamente di « quella forma che riflette la realtà senza offuscarla della sua impronta >> ( 4 ) e non esita a scrivere che quella ·del De Sanctis era un'inclinazione materialistica, sia pure solo istintivamente, in virtù del << chiaro riconoscimento di una realtà obiettiva, naturale e sociale, prima ancora ,che obiettiva realtà artistica >> (5 ). Nessuno vorrà contestare l'importanza del contenuto, non pure nella estetica desanctisiana, ma in ogni estetica rigorosamente pensata: e proprio in iquella dello storicismo mi sembra sia implicita la critica più vigorosa della creazione artistica che ha per oggetto se stessa; la critica, cioè, di quella degenerazione di una categoria che predica se stessa. Ma il punto preciso che si deve cogliere per intendere l'estetica desanctisiana, e il rapporto che essa prospetta di contenuto e forma, non consiste altrove che ( 3 ) Saggio sul Petrarca, ediz. Gallo, Torino, 1952, p. 107. ( 4 ) GERRATANA: Introduzione cit., p. 31. ( 5 ) GERRATANA: Introduzione cit., p. 33. [16] Biblioteca Gino Bianco

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