possa reggere all'urto delle ben più potenti economie continentali è un non senso. O le economie europee si integrano, acquistando stabilità e reggendo agli urti, o rimangono allo stato attuale e saranno perennemente deboli. D' altra parte a coloro che si preoccupano degli aspetti politici del problema europeistico e della preminenza di questi aspetti su quelli economici (tesi dei federalisti, e sopratutto della corrente più spinta del movimento federalistico) dirò che non si può pensare alla r~lizzazione di uno « Zollverein >> europeo senza che ciò implichi conseguenze di carattere politico. Gli interessi economici alimentano ancora fondamentalmente, la attività dei Governi e dei Parlamenti. E basta pensare alla grande complessità e alla importanza decisiva dei problemi economici relativi alla creazione di un mercato comune, per comprendere come economia e politica debbano, in questo campo, muoversi parallelamente. Per finire, accennerò a una interessante polemica svoltasi di recente in Francia a proposito di problemi fin qui trattati. In un rapporto presentato al Consiglio economico di Francia il socialista ed europeista André Philip, che ne è presidente, ha sostenuto la tesi, già da me esposta a Parigi, che bisogna scegliere tra convertibilità e processo di integrazione economica europea. Lo scrittore Remy Bernard, su Le Monde dell'll settembre scorso, ha combattuto strenuamente quella che egli dichiara una falsa alternativa ed ha sostenuto che la convertibilità è conciliabile con il processo di integrazione economica europea. Ma se la sua critica può avere ragione nel senso che una convertibilità multilaterale attuata da tutti i Paesi europei non cozza contro il processo d'integrazione europea, l'avversione alla tesi di Philip non ha fondamento quando si µarli non di una convertibilità generale, ma di convertibilità unilateralmente decisa. In tale caso le conseguenze disintegrative sul processo di solidarietà economica europea che faticosamente si è sviluppato in questo dopoguerra ~rebbero immediate ed evidenti. E ci porterebbero ad una situazione economica e quindi politica, che non gioverebbe certo al rafforzamento del mondo occidentale ed europeo. UGO L.A MALFA [13] Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==