... che sinora introdotte, e sulla necessità di non sacrificare a minori esigenze il processo di integrazione economica europea. È evidente che l'Europa non si può avviare al mercato unico, senza una politica preferenziale o discriminatoria nel suo seno. La Russia sovietica costituisce con gli Stati Uniti una vasta area preferenziale se non autarchica; gli Stati Uniti sono difesi da un'alta barriera doganale e protezionistica. È chiaro che il mercato unico europeo non può nascere senza l'abbattimento, anche graduale, delle barriere doganali .e la creazione di una specie di << Zoliverein europeo ». Ma se questo avviene, se l'Unione doga- . nale nasce, sorge, altrettanto ineluttabilmente, la zona preferenziale. La discriminazione tra commercio nell'interno dell'area e commercio al di fuori dell'area si pone automaticamente, la creazione del mercato comune. Del resto, la Comunità del carbone e dell'acciaio, con le disposizioni relative all'abolizione graduale dei dazi nel suo ambito, non è altro che una comunità preferenziale, che dovrà finire col regolare i suoi rapporti con terzi Stati, anche in materia tariffaria. Bisogna, in altri termjni, scegliere o per il ritorno alla organizzazione economica anteriore al 1914, ritorno che può avvenire nei lirr1iti e con le gravi alterazioni sopra illustrate, o per l'intensificazione degli sforzi diretti alla creazione di un mercato unico e quindi per una ripresa del processo europeistico, sul terreno economico, invece che sul terreno strettamente politico e militare. Ma vi sono probabilità per questa ripresa? Indubbiamente la Conferenza tenuta a Messina l'estate scorsa non brillò per eccessivo coraggio europeistico. Ma la nomina del Comitato di esperti che avrebbe dovuto studiare il «rilancio» sul terreno economico è stata una buona decisione politica. Sotto l'impulso del Ministro Spaak, che ne ha diretto il lavoro, il Comitato si avvia, non soltanto a proporre autorità specializzate (per es. in materia di energia nucleare) ma a gettare l'idea del mercato unico e quindi del vero e proprio « Zollverein europeo». Ecco un'indicazione che a mio giudizio avrà grande importanza per l'avvenire dell'economia europea. Quella ancora scarsa solidarietà che Butler, alla Conferenza di Istanbul, attribuiva al mercato monetario mondiale, si può a maggior ragione riferire all'economia europea, divisa tra diversi Stati nazionali e adeguata alle necessità, non di centinaia di milioni di uomini, ma di 40--45milioni di abitanti per Stato. Credere che una economia così frazionata e suddivisq ' [12] Biblioteca Gino Bianco
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