prorogata di massima fino al 30 giugno 1956: tuttavia la liquidazione dei debiti, a partire dal 30 giugno scorso, non p.Vvienepiù, come prima, mediante il pagamento del 50 % in oro e dollari, il resto costituendo credito dell'Unione, ma col 75 % in oro e dollari, solo il 25 % rimanendo in credito. E' stata questa già una modifica che ha diminuito per il Paese debitore, costretto a saldare i suoi debiti in oro e valute, la preferenzialità dell'area europea rispetto ad altre aree. Nondimeno, sia pure entro i limiti segnati, e tenendo conto della possibilità di crediti speciali (l'Italia ha ottenuto in quella occasione un credito di SO milioni di dollari), un certo margine di pref erenzialità europ~ è rimasto in vita. Ma la minaccia più grave al sistema multilaterale era contenuta in u11a clausola del << protocoilo >> secondo cui l'Unione Europea dei Pagamenti sarebbe stata liquid,ata, quando tanti Paesi, in grado di rappresentare il 50 % della quota della Unione, avessero dichiarato di voler ritornare ad una moneta convertibile (eventualità che, fortunatamente, , si è dileguata all'orizzonte). In tal caso all'Unione Europea dei Pagamenti subentrava << l'Accordo monetario europeo» con l'applicazione della clausola che tutti i debiti sarebbero stati regolati in dollari americani È evidente che, se un Paese deve sborsare dollari per i suoi acquisti nell'area O.E.C.E., non ha più interesse a mantenere discriminazioni rispetto all'area del dollaro e sarà portato o a liberalizzare tutto il suo commercio di importazione (qualunque ne sia la provenienza: area dell'O.E.C.E o area del dollaro) o a contingentarlo, sospendendo la liberalizzazione, per l' una o per l' altra sede. E' questa situazione di necessità, in cui i Paesi più deboli (Italia, Francia ecc.) si sarebbero potuti trovare, che mi ha fatto temere un colpo grave alla liberalizzazione degli scambi e quindi al processo di integrazione europea che ne è il sottofondo. Un correttivo a questo pericolo si è voluto trovare nella creazione del cosiddetto« Fondo Europeo>>,stabilendo che ogni Paese dovrà mettere a disposizione degli altri Stati, crediti nella sua moneta nazionale sino ad un certo ammontare (il Fondo avrà un capitale di 600 milioni di dollari, di cui 271,5 provenienti dal capitale dell'Unione e corrispondenti al residuo del montante sottoscritto dagli Stati Uniti), ma il colpo alla Unione sarebbe stato, in ogni caso, così grave, da non consentire molte speranze per il futuro. Il rinvio sitie die della convertibilità dovrà far riflettere sulle modifi ... [11] Biblioteca Gino Bianco
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