Nord e Sud - anno II - n. 13 - dicembre 1955

molaburisti, dantisti, petrarchisti, hallesisti e vegetariani che la proposta aveva suscitato, Giovanni Conti si vide costretto a precisare. Nel numero successivo dell'Epoca Nuova (11 gennaio 1948), egli scriveva: « Il << bloccardismo » è stato, in Italia, sempre, dal primo decennio del secolo, una iattura politica: è stato confusione ideologica, equivoco programmatico, sfogo di arrivismi, cuccagna e inconcludenza sul terreno pratico: sul terren.o dell' attitazione dei progranimi. Questi furono pretesti per combinazioni elettoralistiche, non furono lo scopo unico e solo delle unioni politiche. Accordi, e strettissimi accordi, per lotte elettorali non si escludono quando si dice lega della democrazia: se ne possono prevedere, se ne debbono, forse, presumere, ma• la fase elettoralistica della lega è conseguent~ non antecedente. La lega della democrazia deve essere arizitutto., sopratutto un fatto morale., una disposizione spirituale., un atteggiamento di fronte ai fatti della vita politica, economica, sociale, di fronte alle idee, alle ideologie, ai programmi dei partiti e degli uomini. La lega della democrazia sarà un fatto, una forza politica, se si darà un programma concreto per un'azione positiva., comprensibile, attendibile, degna della fiducia del _popolo italiano. Il programma non può essere altro che una chiara, precisa esposizione di concetti, di pensieri organici, di conclusioni e risoluzioni su problemi e questioni posti, oggi, dopo la promulgazione della Costituzione, all'ordine del giorno del primo Parlamento della Repubblica. La trasformazione agraria, la sistemazione industriale, lo sviluppo della scuola, lo sviluppo delle costruzioni di case nelle città, nei paesi e sopratutto nelle campagne, la riforma tributaria, la legge comunale, provinciale e regionale, la riforma dei codici, l'ordinamento giudiziario; altri problemi grossi vogliono soluzioni concrete. Sono tali soluzioni quelle che la lega della democrazia deve precisare col concorso dei partiti e degli uomini che si sentono nella lega. La lega della democrazia dovrebbe mandare alla Can1era dei Deputati e al Senato della Repubblica non politicanti, non faccendieri, non affaristi, non manovrieri, non arrivisti, non retori e non coniparse., ma uomini colti, pratici, attivi, disinteressati, onesti, uomini capaci di assumere funzioni di governo con idee chiare, con deciso proposito di servire il Paese nella faticosa legislatura che si approssima. La qt1estione elettorale è l'ultima da considerare: ed è da rimettere ai partiti, alle loro direzioni, ai comitati. Prima la lega dei pensieri, dei sentimenti, delle volontà: poi le trattative ». << Per le elezioni del 1890 - concludeva Giovanni Conti - convennero in Roma i rappresentanti delle associazio11i repubblicane e democratiche, delle prime associazioni socialiste e consacrarono in un programma dettagliato e specifico i loro intendimenti politici e sociali per le elezioni politiche che seguirono. Quel congresso fu detto il Patto di Ro1na: ne furono promo- [112] ' Biblioteca Gino Bianco

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