31.541 proprietari non coltivatori, e si può comprendere; ma poi v'erano ben 4.338 affittuari, anche essi non coltivatori, il cui utile consisteva, dunque, nell'ottenere per una certa somma un terreno e subaffittar lo, guadagnando la differenza. È fra i gabelloti che la mafia recluta i suoi capi più temuti, il cui giuoco è semplice. Invano il grande proprietario cercherebbe di fittare in una libera gara un suo terreno. La mafia ha già deciso prezzo e persona. Nessuno oserebbe rompere il cerchio; e, se lo facesse, come provano le attuali cronache giudiziarie, non mancherebbe la certa rappresaglia: taglio dei vigneti, « sgarettamento » (recisione dei tendini) del bestiame, incendi, e peggio. Vi sono quindi capimafia autorevoli per astuzia e ferocia e che col solo credito del loro nome, cioè dei loro delitti spesso impuniti, riescono a ottenere fertili tenute che subito poi cedono, con largo utile, a un vero coltivatore. Il gabellato, circondato dai suoi scherani, << campieri >>e <<guardiani>>, tutti come lui affiliati alla « cosca>> (la circoscrizione di mafia), è la colonna della mafia, le cui radici arrivano dalle campagne nella città, facendone anche una temibile forza elettorale. Perciò, in una sua inchiesta, apparsa non a caso su Il Giornale degli Economisti, Gaetano Mosca scriveva che l'alta mafia è stata risparmiata da tutti i governi. È ben chiaro, dunque, quanto fosse opportuna la riforma agraria e come sia necessario condurla a termine. Solo così finirebbe il dominio dei gabellati, contro cui sorgerebbero i piccoli proprietari delle nuove aziende. E un'altra causa che bisogna considerare per la Sicilia e per tutto il Mezzogiorno è la inesausta, crescente pressione demografica esasperata dai miraggi <<affricani » e <<imperiali>> del fascismo che, ci1iudendo la valvola delremigrazione, impediva la canalizzazione della superpopolazione verso Paesi prosperi, dove, sia pure dopo una crisi d'assestamento, il contadino povero meridionale aveva tutte le possibilità di forgiarsi un sicuro domani nell'unica evasione consentita alla dolorosa condizione umana e rea tagli nella sua terra da storia e natura. Uno sguardo alla sola Sicilia, nel settore demografico, fino al 1949~ documenta questa radice economica dell' esasperazion·e sociale esplosa nel brigantaggio. Nel 1861 l'isola aveva una popolazione presente di 2.392.414. Al 31 dicembre 1949 i siciliani erano 4.413.000. L'indice di natalità dell'Italia, secondo il censimento del '36, è del 23,5 per mille; in Sicilia è del 27 (in talune province arriva al 34 per mille). ..... [103] Biblioteca Gino Bianco
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