Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

.... Naturalmente, un personaggio così importante nella vita italiana è oggetto anche dell'attenzione di Gioyanni Ans~ldo. Ecco la scheda per lui stilata nel Dizionario degli italiani illustri e meschini (Il Borghese - 11 marzo 1955): , « Vizzini Calogero. Industriale (18,77-1954). Proprietario di opimi vigneti e di redditizie miniere di zolfo, il V., nato e domiciliato a Villalba in provincia di Caltanissetta passò per essere, negli ultimi decenni di sua vita, il capo e la mente direttiva della mafia siciliana; sia di quella detta <<dei giardini », sia di quella che speculava sugli appalti di lavori pubblici. I comunisti furono i suoi accusatori più accaniti e i <<compagni» Pantaleone e Li Causi si sono vantati di avere, fin dal 1944, affrontato a viso aperto la banda del V. proprio a Villalba. Così pure, il suo nome fu fatto più e più volte come quello dell'uomo che stava dietro al bandito Giuliano, e a numerosi altri casi di criminalità « mafiosa »; ma nessuno riusci mai a produrre contro di lui il più leggero indizio. Viceversa, un indizio grave si ebbe dopo la morte di lui. E fu l'afflusso veramente eccezionale, da tutta la Sicilia orientale, di signori vestiti di nero e di corone mortuarie ai suoi funerali; un afflusso sproporzionato alla sua posizione sociale. La morte di <<Don Calo' » pareva un lutto, se non nazionale, certo regionale. Per Vizzini, anche la locale sezione , della Democrazia Cristiana espose la bandiera abbrunata ». Questa scheda, certamente interessante per l'ultima notizia di cui si legge, è però discutibile in due punti. Anzitutto sembra quasi che Don Ca/.ò sia una vittima delle accuse dei comunisti, allo stesso modo di un personaggio dell'affare Montesi, o, comunque, un anticomunista assai stimabile dai simpatizzanti de Il Borghese. Dire poi, sia pure in un sintetico profilo, che « il suo nome fu fatto più e più volte come quello dell'uomo che stava dietro al bandito Giuliano », è proprio un porsi al di fuori della realtà che fu del tutto opposta. E' probabile ,infatti, che all'inizio vi siano state collusioni tra la vecchia mafia (rappresentata da Don Calò) e la nuova, « la giovane mafia » che rompendo clamorosamente con le « migliori tradizioni » della « onorata società>>sicula, scendeva apertamente sull'insanguinato sentiero dell'autentico brigantaggio, ove i motivi sociali si intrecciavano a quelli politici e sentimentali, nel complesso volto del separatismo, di cui la banda Giuliano fu una conseguenza, come il nucleo più canagliesco e tenace a suo tempo reclutato dall'E.V.I.S. E' probabile dunque che vi fu accordo in un primo tempo: dallo sbarco alleato nell'estate del 43', allorBiblioteca Gino Bianco

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