Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

Il " secondo tempo" della politica meridionalista di Francesco Compagna Nel suo discorso alla Camera del 26 luglio l'on. Campilli ha affermato che l'industrializzazione - con le opere pubbliche ed il potenziamento dei settori <<propulsivi » - costituisce una delle tre 1- direttrici » su cui deve poggiare il piano di sviluppo per il Mezzogiorno; ha poi soggiunto che « la nostra politica è impegnata a stimolare e sorreggere l'iniziativa privata>>. Diciamo subito che noi siamo d'accordo per <<stimolare» l'iniziativa privata; ma siamo, a dir poco, perplessi sulla opportunita di « sorregger la ». Tanto più che, sulle capacità dell'iniziativa privata ad assicurare lo sviluppo, tutto lo sviluppo, della <<direttrice» industrializzazione, lo stesso on. Campilli ha avanzato una esplicita riserva quando ha detto che, << se l'iniziativa privata non si muoverà in misura soddisfacente, lo Stato non potrà restare a guardare e sara e$SOa doversi muovere per soddisfare le incomprimibili esigenze di quanti chiedono una occupazione>>. Con quali mezzi, l' on. Campilli, in quella sede, non ha detto; ma, indubbiamente, nel passo citato, c'è la constatazione che, malgrado Olivetti e malgrado Rivetti, malgrado l'ISVEIMER e l'IRFIS, malgrado le varie leggi di assistenza finanziaria e creditizia, l'iniziativa privata non si è mossa finora <<in misura sufficiente >>. Evidentemente questa constatazione vale tanto per l'iniziativa privata locale quanto per quella dei complessi nazionali: la prima è insufficiente per ragioni storiche e sociali a tutti note, la seconda si trova impegnata in un processo che è stato assai ben definito in un articolo di Mondo Economico del 6 agosto: [6] Biblioteca Gino Bianco

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