Minore (Longanesi, pag. 278 e segg.); esso costituisce una ulteriore prova delle capacità caricaturali del brillante autore; ma testimonia anche di come le più doloranti piaghe del paese possano essere velate e mimetizzate nella gaia nebbia del «colore». Non è, cioè, che il gt1sto del <<colore», come da alcuni si sostiene, faccia sì che le tinte si aggravino; ma tale gusto è da inserire piuttosto tra i motivi della sottovalutazione, da parte .,. ,della pubblica opinione e delle autorità, di fenomeni assai gravi. Così, nel1' articolo citato, Don Calò e la mafia diventano un tema da salotto, non da inchiesta che costringa il paese a meditare. Montanelli comincia col dichiararsi <<emozionato » nel sentire per telefono la voce di Don Calò; e a un <<bacio le mani » replica con un <<servo suo». Attendeva da dieci giorni che maturasse la possibilità di questo' <<incontro » ; e sì che qualsiasi altra autorità, dal cardinale al presidente della Regione, avrebbe potuta essere facilmente raggiunta dal brillante giornalista. Tanto che, allo stesso, sorge il dubbio di essersi fatto corresponsabile di un clima generale di reverenza, nel volersi « incontrare » a tutti i costi con questa autorità tutt'altro che ufficiale. Nell' <<incontro>>poi si legge che, dopo varie vicissitudini, esso si verificò con una visita di Don Calò all'albergo del giornalista (da mettere in rilievo il particolare dei turisti svizzeri, « piantati in asso» dal portiere all'arrivo del capo mafia). Dalla ,conversazione emergono espliciti i rapporti fra Don Calò, leader della mafia, e Don Lucio Tasca, leader degli agrari: tanto intimi che Montanelli riconosce in quest'ultimo colui che poteva aver persuaso il suo riservatissimo interlocutore all' <<incontro>>.Riservatissimo appunto si rivela Don Calò quando il discorso cade sul latifondo; impudente però quando tocca l'argomento dell'attentato all'Onorevole Li Causi. L' <<incontro» si conclude con l'esclamazione di Don.Calò: « la mafia! ma esiste poi veramente la mafia? >>. · Montanelli sa bene che « esiste, esiste... ». Ma, allora, perchè non gettare all'aria certe regole di tecnica giornalistica e gridare alto e forte che questo Don Calogero Vizzini era il capo di un'associazione a delinquere, la cui mano aveva agito nell'ombra, sia dietro il separatismo, sia dietro il duello ingaggiato (non certo per moralizzare la vita siciliana, ma solo per risolvere una questione di concorrenza con il pericoloso rivale) con il bri- . gantaggio, e risoltosi attraverso la defezione di Pisciotta e la vittoria contro la banda di Giuliano ? [77] Biblioteca Gino Biànco \
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==