Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

Natural~ente, scava scava, la cosa si seppe, e ne nacque, per falso in atto pubblico un processone in cui il primo imputato fu il podestà de] tempo, Fundarò, che, difeso da Farinacci, venne naturalmente assolto con la più piena delle formule. Chi, invece, si beccò alcuni anni di carcere fu il povero ciabattino amico di Don Calò. E nella prigione scrisse un poema: Li me jorna de pena, dedicato a D,on Calogero Vizzini, ove narra appunto la reclusione sofferta per facilitare il sogn? dei suoi concittadini: la sottoprefettura. Oggi Giuseppe Fulco, poeta dialettale siciliano dei più popolari, è morto, come Don Calò; ma il ricordo del tiro giocato ai fascisti, d'accordo con il capo della mafia, è un fatto che rimane ben vivo nelle cronache liete dell'Isola. Ma quante cronache tutt'altro che liete reggono vantaggiosamente il confronto con questa, che pure testimonia, come le altre, della precarietà dei pubblici poteri nell'Isola! Un capitolo abbastanza in ombra del capo della mafia è infine quello che concerne i suoi rapporti con le autorità alleate, nei preliminari dello sbarco i11Sicilia. E' ormai noto, tra l'altro dalle memorie di Churchill, che fin dall'aprile del 1943 inglesi e americani avevano rispettivamente inviato i colonnelli Hangook e Poletti, facendoli sbarcare da sottomarini su spiagge deserte. Tra i primi sindaci insediati nell'Isola, nel luglio, allorchè la V e la VIII Armata dilagarono per campi e città, vi fu appunto Don Calò che Charles Paletti accompagnò sul Municipio di Villalba. Poi, dopo un paio d'anni, il vecchio cedette la poltrona a un suo nipote, l'avv. Mimì Farina. E qui non possiamo non avanzare considerazioni analoghe a quelle che siamo venuti facendo più avanti a proposito dei rapporti fra autorità mili- , tari americane e Lucky Luciano, quali sono emersi nell'inchiesta del senatore Kefauwer. Quanto poi ai rapporti fra Don Calò e L.ucky Luciano, sembra che non vi sia, a Palermo e in tutta la Sicilia, una sola persona che li abbia mai visti insieme; anche se sono tutt'altro che mancate visite del Luciano nella capitale siciliana, dove, peraltro, il suo nome spicca sull'insegna di un n~gozio, in una tranquilla piazzetta, ad illustrare innocenti commerci: « Salvatore Lucania - Fabbrica di confetti e affini» . . Naturalmente, la figura di Don Calò non poteva non richiamare la curiosità di Indro Montanelli: l'articolo, a suo tempo pubblicato sul Corriere della Sera, Io si può rileggere fra gli <<incontri» raccolti in Pantheon [76] Biblioteca Gino Bianco

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