Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

il capo riconosciuto della mafia siciliana. - " Come è bella la vita " ha detto Don Calò Vizzini morendo>>. E, nel som1nario: << Il pranzo con· Mussolini nel 1922. - Dalla mobilitazione generale della delinquenza nel 1944 alla sanguinosa aggressione di Villalba. - Il suo quartiere gene- • I . rale in un albergo. - Un patrimonio di un miliardo che erediterà il fratello sacerdote. - Mobilitata la mafia per i funerali ». Come si vede c'è il riconoscimento dell'autorità del defunto, dal pranzo con Mussolini al « quartiere generale », dal patrimonio di un miliardo fino al fratello sacerdote. Si veda poi l'Unità del 14 luglio: « La mafia ha tributato a Villalba le solenne onoranze a Don Calò Vizzini »; e ancora: << tL' avventurosa vita del capo mafioso. - Dai pranzi con Mussolini nel primo dopo- · guerra ai fasti del separatismo nel secondo. - L'attentato a Li Causi e le vicissitudini del processo >>. Se, infine, si passa a consultare L'Ora di Palermo, si leggerà' del « più grave episodio degli ultimi anni: la strage di Villalba », oltre naturalmente alle solite celebrazioni dei « solenni funerali». Passando dai giornali di sinistra, agli indipendenti, su La Stampa del 13 luglio si leggerà dello << sfortunato amore» di D·on Calò, << finanziatore della marcia su Roma»; sul Corriere della Sera dello stesso giorno potremo partecipare al << rimpianto dei parenti e di qualche fedele seguace »; su Il Giornale ritorna il fratello prete e si affaccia il problema della • successione. Comunque, i giornali di destra e di sinistra, governativi e di opposizione, moderati e radicali, di fronte alla morte del Vizzini, hanno dato, più o -meno esplicitamente ampio riconoscimento di una esistenza di una mafia, sia pure in crisi o in decadenza, e di un suo capo, riconosciuto ed onorato. Cioè, nel 1954, undici anni dopo la fine del fascismo in camicia nera e 97 anni dopo l'Unità, in u~a regione del nostro paese, non più borbonico, in piena Repubblica, esiste e resiste una mafia, cioè un' organizzazione criminosa; come è definita dalla Giurisprudenza; e, quel che è più grave, pubblicamente se ne celebrano le pompe, e non soltanto quelle funebri, senza che nessuno manifesti la sua indignazione, tutto al più attribuendo certi eccessi al « colore >>. Torniamo a Don Ccilò, la cui figura merita ampi riferimenti biografici. Per trent'anni venne ritenuto - e non a torto - come il capo della mafia siciliana; colui che, per riferirsi alla prosa di una agenzia ufficiale, Biblioteca Gino Bianco • I

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