. / In attesa del giudizio, sia consentito ricordare che queste notizie di cronaca non sono frutto della fantasia di cronisti comunisti: sono ormai consacrate nei documenti ufficiali della magistratura, anche se è capitato più facilmente di leggerli sull'Unità o sul Pae~e Sera. Non sono mancati) però, significativi commenti, e servizi bene informa ti, a cura di settimanali autorevoli e indipendenti: così, su Cronache del 31 maggio, si è potuto leggere un articolo che avrebbe dovuto richiamare l'attenzione delle autorità responsabili su antichi e recenti casi di Sicilia: << Un delitto politico, l'assassinio del sindacalista di Sciara, Salvatore Carnevale,, è venuto puntuale alla vigilia delle elezioni siciliane, a ricordare , agli Italiani in che clima si svolga tuttora la battaglia politica dell'Isola. Nello stesso circondario in cui il Carnevale la mattina del 16 maggio è stato abbattuto a fucilate e sfigurato a colpi di pietra, erano stati uccisi nel marzo 1948 il s~gretario della Federterra di Petralia Soprana, Epifanio ~i Puma, e il sindacalista Placido Rizzotto. Il 3 aprile dello stesso anno, quindici giorni prima delle elezioni generali, era stato assassinato a Campo Reale il dirigente contadino Calogero Cangelosi. In altre occasioni, dal '46 al '48, tralasciando di ricordare la strage , di Portella della Ginestra, altri agitatori e dirigenti contadini erano stati abbattuti sulle trazzere a colpi di doppietta, o uccisi dalle bombe nelle Camere del Lavoro: si chiamavano Pino Camilleri, Nunzio Passafiume, Giovanni Castiglione, Domenico Scaccia, Nicola Azoti, Accursio Miraglia ... Di tutti questi delitti e di altri ancora - poichè l'elenco delle vittime potrebbe ancora dilungarsi di parecchio - non sono mai stati individuati i responsabili. Se a volte sono stati fatti dei nomi, se dei presunti colpevoli sono stati a volte arrestati, l'illusioI1e di una giustizia attiva ed efficace è stata sempre egualmente breve. Sui nomi è caduto un decoroso velo cii oblio, gli arrestati · hanno visto riaprirsi per insufficienza di prove fe porte del carcere. A solenne disonore dello Stato italiano l'omertà si è dimostrata sempre più forte della autorità: la macchina della mafia più efficiente di quella della giustizia. In Sicilia, ormai, a chi non ripugni moralmente di servirsi dell'omicidio come • strumento politico, la lunga impunità degli esecutori e dei mandanti offre la ragionevole fiducia di potere osare senza remore». (Cronache - 31 maggio 1955, anno II, n. 22). Concluse le elezioni, non si può dire che sia cessata l'attività delittuosa della mafia, se l'Unità del 17 agosto poteva dare notizia di un nuovo assassinio. La domenica di ferragosto, mentre dormiva all'aperto su un Biblioteca Gino Bianco
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