Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

rivista, e basta richiamarvisi per dubitare della fondatezza di qualificazioni e giudizi come quelli più sopra citati. La posizione che si è venuta delineando già nei pochi mesi di vita di N O'rd e Sud è, crediamo, assai più articolata e complessa; e non si esaurisce punto in un'opera di sollecitazione culturale e nel richiamo a una grande tradizione come forza coesiva: ma va intesa invece in relazione al generale sviluppo della situazione politico-sociale del ì\!Iezzogiorno. L'assiduo controllo critico sull'attività degli organismi che presiedono alle grandi trasformazioni in corso non vuol essere vagamente e astrattamente negativo - come accade · a certe posizioni permeate di radicalismo meramente verbale - e neanche di commento tecnico che si esaurisca all'interno delle direttive generali già stabilite dalle forze politiche dominanti. E' esatto che alla base di questa posizione vi è l'accettazione dell'alleanza con i ceti politici del Nord: ma la meta fondamentale della nostra battaglia meridionalistica non è la salvezza delle cadenti posizioni borghesi, ma la conquista di una soluzione liberale dei problemi del l\!Iezzogiorno che potrà realizzarsi solo attraverso una profonda dislocazione delle posizioni attuali della borghesia e dei suoi rapporti con le masse contadine. Quando questa rivista denuncia i tentativi di chi vuole arrestare la riforma agraria agitando lo spettro di presunte perdite elettorali; quando si batte contro la politica di discriminazione verso gli assetagnari; quando lotta contro il sottogoverno nella pubblica amministrazione, nella stampa, nella vita economica; quando si oppone allo sfruttamento politicoelettorale degli Enti di riforma: tutto ciò non nasce solo da esigenze di moralità democratica, ma si inquadra in una direttiva ,politica. Si tratta cioè di ga• rantire al moto contadino - forse il più grande fatto nuovo nella vita delle campagne meridionali dopo l'eversione delle feudalità - la possibilità .di pitoseguire verso uno sbocco liberale, di assicurare cioè a questi ceti una partecipazione alla direzione politica che non sia prestabilita e delimitata dai gruppi che già detengono il potere, ma che derivi da una consapevole e autonoma scelta, sorretta da quel senso di responsabilità civile che nasce solo nella libertà. Perchè ciò accada occorre fare appello a una tradizione di cultura liberale che sola può dar vita a una posizione politica realmente svincolata da vincoli di classe; e occorre lottare al tempo stesso perchè su questa posizione venga 1 schierandosi un ceto politico di cui questa rivista cerca quotidianamente di promuovere la formazione e la maturazione rivolgendosi soprattutto ai quadri responsabili della vita politica italiana; e che è cosa ben diversa dal'ia classe borghese del Mezzogiorno. Strettamente collegata con tutto ciò la ,nostra intransigenza anticomuni· sta. Non si tratta affatto, come si vorrebbe, di avversione o indifferenza al moto contadino. Il risveglio dei contadini meridionali è avvenuto sotto la guida dei comunisti, ed è questo un merito storico di fondamentale importanza: ma occorre impedire ch'esso venga utilizzato come strumento per raggiungere le ' BibliotecaGino Bianco

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