Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

.. delle medie e piccole industrie ha avuto - contrariame11e ai precedenti fi~anziamenti - il potere di sollecitare la richiesta del mercato interno » (p. 121). Pensiamo che accanto alle altre in.dubitabili remore che si oppongono a questo rinnovamento delle attrezzature, si ponga il non lieve peso della rigidità negli imponibili di mano d'opera. Evidentemente molti imprenditori non sono nelle condizioni di poter ammodernare i propri impianti e al contempo mantenere invariato il numero degli operai, perchè ciò condurrebbe ad un'espansione della produttività trascendente i limiti della convenienza. Si tratta di un problema sociale, oltre che economico, di enorme rilievo; e certamente non saremo noi a suggerirne la soluzione rimettendoci ad un semplicistico laissez faire. E' tuttavia certo che i sindacati operai dovrebbero dimettere gli atteggiamenti misoneisti, e studiare spassionatamente le possibilità di creare una maggiore elasticità nel campo delle assunzioni e dei licenzia~ menti, per l'interesse stesso delle categorie che essi rappresentano. Fin tanto, infatti, che la nostra attrezzatura arretrata ingenererà costi maggiori, questi si ripercuoteranno sulle maestranze sotto forma di più miseri salari: una realtà confermata dall'esperienza di tutti i giorni. Insomma, se il nostro problema è ,quello della reperibilità dei capitali, esso è ben anche quello del migliore impiego di questi capitali: tanto che pensiamo debbansi prendere in seria considerazione le possibilità di disinvestimento, la dove essi si trovano impiegati in attività che mai saranno produttrici di reddito -· nella accezione più ampia della parola - per la collettività. E di attività artificiosamente poste in essere, e destinate a costituire un peso permanente per la collettività, ne esistono non poche, specialmente nelle regioni settentrionali (e proprio grazie ad u11a stolta politica protezionistica perseguita nel passato). Nè con questo si intende assecondare certo malinteso <<meridionalismo>> (che più esatto è definire stolto <<campanilismo meridionale ») secondo il q11ale il risollevamento del Mezzogiorno consisterebbe in una <<rivalsa» o, peggio, in una <<vendetta», nei confronti di una politica che nel passato - innegabilmente - rid.ond,ò a vantaggio del Nord e a sfavore del Sud. Se sosteniamo la necessità di convogliare i capitali malamente impiegati nelle .regioni settentrionali verso le regioni meridionali, là dove esse offrano proficue possibilità di impiego, è proprio perchè intendiamo il problema dell'industrializzazione del Mezzogiorno come il problema princi .. pale del rinnovamento e del perfezionamento delle strutture industriali ed economiche di tutto il Paese. Assolutamente ni,ente di più e niente di meno. Per il resto, per le nostre soluzioni da far valere nel « secondo tempo » della politica meridionalistica, rimandiamo a quanto si legge in altra parte di questa rivista. CARLO TURCO BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==