Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

pensare a quei democratici, meridionali e non, a volte antichi « compagni di viaggio » dello stesso Salvemini, che, durante questi anni, hanno assunto atteggiamenti assai diversi da quelli che sono qui consigliati, fino a farsi, qualcuno, per disperazione dispetto o vanità, « compagno di viaggio » dei comunisti. Contro costoro abbiamo dovuto esprimere giudizi severi, non senza profondo rincrescimento. Oseremmo sperare che l'ammonimento di Salvemini spinga qualcuno di essi a riprendere in esame, nella nuova situazione politica, i propri atteggiamenti. Finalmente, quanto agli altri punti fissati da Salvemini, tutti orientati a non « impedire ogn1 evoluzione della migliore gioventù comunista verso una politica di buon senso », essi esprimono anzitutto una coerenza liberale che conferisce vigore e mordente al secondo e al terzo punto: alla polemica cioè contro i fiancheggiatori dei comunisti. Ma essi sottintendono anche una consapevolezza politica dei frutti che dieci anni di democrazia hanno resi maturi nel Mezzogiorno. Da un lato, come scrivevamo sul Mondo del 30 agosto, « se è in corso un processo di promozione politica del sottoproletariato sanfedista a proletariato comunista, è anche in corso un processo., visibile al Nord ma che ormai attinge anche il Sud, di dislocazione del proletariato comunista verso posizioni democratiche ». Da un altro lato, come altra fase logica di un generale consolidamento democratico, sembra maturo anche il processo auspicato da Salvemini, di un progressivo distacco « della migliore gioventù comunista », e dei migliori quadri intellettuali, dalle posizioni del frontismo a direzione comunistsa. Che questi processi siano maturi non significa però che essi possano regolarmente svolgersi: potrebbe anzi darsi il caso che i comunisti possano superare il momento difficile ove' a una loro potenziale crisi non corrispondesse una politica d'intervento su di essa. Non può essere considerata tale la politica dell'iniziativismo democristiano, intenta a creare le condizioni per un nuovo 18 aprile; la politica dell'iniziatz"vismo democristiano, anzi, i1npedisce lo svolgimento di quei processi di consolidamento democratico, perchè ristabilisce e rafforza le condizioni in cui prospera il frontismo. È una politica di liberalizzazione della vita pubblica meridionale, che, oggi più che mai, metterebbe in crisi il frontismo dell'on. Togliatti, aprirebbe un gioco alla sinistra democratica laica, libererebbe sia la tendenza di certi settori del proletariato alla promozione dal comunismo alla democrazia, sia la tendenza « della migliore gioventù comunista» e dei migliori quadri intellettuali alla evoluzione verso una « politica di bu,on senso ». Liberali, socialdemocratici e repubblicani sono ancora in grado di imporre al governo questa politica di liberalizzazione della vita pubblica meridionale (amministrazioni locali, enti di riforma, prefetti e questori, , stampa, ecc.)? Sia lecito dubitarne, fatta salva la coerenza mai venuta [45] Biblioteca Gino Bianco

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