Mezzogiorno, libera dalle « illusioni di° palingenesi universale » non meno che da legami di tipo cominformistico. Ma, si obietterà, questa sinistra democratica di cui da sempre si auspica la diffusione politica nel Mezzogiorno non è nata nel dopoguerra da una maturazione del socialismo ufficiale o del liberalismo ufficiale; nè sembra prossima veder la luce come prodotto politico indigeno, nè sembra possa avere origine dai tronconi meridionali dei partiti cosiddetti minori, ridotti ad essere ormai quasi privi di ogni capacità di recupero. Forse essa potrà prendere corpo dal concorso di tutte queste cose. Ma, in attesa, non rimarrebbe allora che quella speranza nell'aiuto dei settentrionali, di cui Salve-- mini parlava come della << sola via che si possa battere » nella sua prefazione all'antologia di Caizzi, nel 1950? Pur condividendo quell'amaro giudizio, osservammo in un recente nostro scritto che, cc mentre monta una nuova generazione », si può anche sperare in una minoranza - « forse molto esigua, forse più numerosa di quanto non si creda, comunque incrementabile » - capace di avviare verso nuove solµzioni politiche, democratiche e liberali, il problema delle << guide » per il contadiname e della rigenerazione per la piccola b-orghesia intellettuale. Questa speranza, genericamente formulata additando la possibilità di un processo a lunga scadenza, richiedeva naturalmente una formulazione politica che attendevamo venisse proprio da Salvemini. L'attesa è, stata molto breve, perchè Salvemini, nello scritto che stiamo prendendo in considerazione, formula appunto, politicamente, i termini di un processo che può portare molti giovani meridionali da posizioni di sinistra totalitaria a posizioni di sinistra democratica: « Se la spregiudicatezza dei comunisti ci ripugna, non possiamo chiudere gli occhi innanzi al fatto che nel movimento comunista, e del Nord e del Sud, militano molti giovani e molte ragazze con un disinteresse e spirito di sacrificio degni dell'ammirazione più profonda. Anche sulla fine del secolo passato altri giovani e altre ragazze servirOlno l'ideale socialista con altrettanta sincerità e abnegazione, credendo anch'essi di lavorare per un rinnovamento totale e immediato della società umana. Que5ta loro illusione venne meno, via facendo, ma i migliori non passarono nel campo nemico: rimasero fedeli all'aspira .. zione morale della loro gioventù, e continuarono a servirla come meglio credevano e potevano. Perchè non le formule astratte erano il movente delle loro opere, ma quel desiderio di giustizia che era allora avviluppato nelle formule del marxismo, come è avviluppato oggi nella formule del leninismo-stalinismo. I giovani e le ragazze, che servono oggi il loro ideale in queste nuove formule sono assai più numerosi di allora; e più le ragazze che i giovani; quelle di sessant'anni o.r sono potrei contarle su le dita di una sola mano. Non è assurdo pensare che questa bella gioventù, col ·passare degli anni, non vedendo arrivare l'ora del nuovo regno di Dio, riconosca di essersi messa per una via senza uscita, e, lungi dal prendere la via opposta, ritorni al socialismo tradizionale. E vi ritorni con quel senso della realtà, che essi vanno acquistando nella pratica minuta del comunismo. Quella pratica mancò sempre ai socialisti - e riformisti e massimalisti - e quella mancanza spiega in costoro le sconfitte di ieri, e la inettitudine di oggi, e la probabile totale scomparsa in un prossimo domani ». BibliotecaGino Bianco
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