Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

• ,I tana ritiene che qui vi sia finalmente la prova del tradimento consumato dal Croce delle dottrine del maestro. A questo punto sia consentito anche a noi di aprire una parentesi e di confessare, una volta per tutte, che lo schema adottato dal De Sanctis nella sua Storia, Io schema nazionale e civile, 110nsembra reggere ad un esame accurato. Il Flora ha chiarito, ci sembra, ia modo veramente eccellente come esso fosse angusto e parziale, malgrado l'apparente ricchezza di determinazioni critiche e di rinvii ad una problematica più ampia. Ci sembra difficile che uno storico della letteratura italiana possa {ar suo questo schema, che immagina lo sviluppo delle nostre lettere come quello dell'anti~Commedia di un Boccaccio che rode dall'in ... terno ogni movimento poetico, fino a quando la poesia non ha la fortuna J di ritrovare l'uomo intero che rinasce col Parini; che immagina corrotta e accademica e ar~dica l'Italia di Michelangelo, di Tasso e di Campanella, di Machiavelli, di Bruno, di Sarpi, di Vico (16 ). E chi scrive deve aggiungere che si illude di aver provato altrove quanto sia fuorviante storiograficamente la celebrata tesi desanctisiana dell'uomo del Guicciardini. Pure il vero problema non è qui, ma altrove: è evidente che ci troviamo a questo punto nel pieno dell'evoluzione del pensiero estetico del Croce"ed è questa evoluzione che bisogna studiare e sforzarsi di intendere se si vuol afferrare la verità storica del nesso Croce-De Sanctis. Il Gerratana ha indicato due date: 1911 e 1917, ha preferito sottintendere che dall'una all'altra vi sia un salto, e non si è domandato se tra le posizioni del 1911 e quelle del 1917 vi sia una mediazione e se per avventura questa mediazione non sia appunto uno svolgimento. Si deve ricordare innanzi tutto che, prima ancora del 1911, nel 1908 il Croce leggeva ad Heidelberg la memoria su L'intuizione pura e il carattere lirico dell'arte, dove è teoricamente formulato il carattere lirico dell'arte e dove il vago concetto desanctisiano della «forma>> è inteso come intuizione pura e l'intuizione pura è a sua volta intesa co•me intuizione litiCia.Questa è la seconda grande rivoluzione nel campo della filosofia dell'arte che il Croce compie, approfondendo insieme le premesse dell'estetica desanctisiana della forma e quelle della sua propria Estetica. 1908, dunque, 1911; e poi 1917? Questo non è affatto vero, poichè prima ancora del 1917, cinque anni prima, nel (1 6 ) F. FLORA, Croce e De Sanctis, in Benedetto Croce, numero speciale di Letterature Moderne, Milano 1953, p. 220. [37] Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==