Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

f di quanti, spesso autorevoli studiosi, mettono in guardia i paesi d'emigrazione dal pericolo di un grave squilibrio nei gruppi di popolazione distinti per età: di un depauperamento, cioè, proprio dei gruppi in età produttiva, che sono quelli che intraprendono l'emigrazione; e di un depauperamento inoltre degli elementi più preparati (che sarebbero quelli più facilmente accettati dai paesi d'immigrazione) e più ardimentosi (che sarebbero quelli più facilmente disposti alla partenza); onde, nel paese d.'emigrazione, si avrebbe una grave sottrazione << di una parte dello spirito d'impresa della generazione più giovane>> e << l'aumento progressivo delle unità di consumo a detrimento delle unità di lavoro>> (6 ) •. A queste argomentazioni - che sono state peraltro autorevolmente condivise in parte dall'ECE e in tutto da uno sn1dio della Banca d'Italia; ·, , e che, fatte circolare, rallentano e raffreddano l'impegno che i responsabili dovrebbero mettere nella ricerca di nuovi obiettivi per la nostra politica emigratoria - abbiamo già avuto occasione di contrapporne altre, che militano a favore del massimo sforzo per incrementare l'emigrazione dall'Italia meridionale, e che, di fronte alla realtà delle cose, ci sembra prendano il sopravvento. Si dice che lo Stato spende una somma per portare l'emigrante alla età della sua partenza, per trasformare cioè una unità di con~umo in unità di lavoro che poi altri impiegherebbero produttivamente; e che perciò quella somma sarebbe esportata, anzi perduta. A confu-_ tazione di tale argomento, scriveva Salvatore Rea nel n. 4 di Nord e Sud: cc Ciò 1 che gli oppositori dell'emigrazione non calcolano o non desiderano calcolare è quanto spenderebbe lo Stato per mantenere in Italia l'emigrante. Colui che parte è, sì, un individuo giunto alla perfetta età produttiva, ma è generalmente un individuo che, rimanendo, nulla restituirebbe ancora alla società che lo ha formato, trattandosi quas1 sempre di un disoccupato o di un sottoccupato, di una unità di consumo, insomma, che continuerebbe ad essere di peso alla collettività. Se questa spende quindi 4 milioni per portare un uomo alla maturità prod11ttiva, nell'esportarlo ne risparmia almen·o altrettanti, per il decrescere. di un'unità di disoccupazione a carico del pubblico erario. L'esportazione di capitale viene in tal modo ad essere controbilanciata da un risparmio pari alle unità di consumo esportate da parte del paese d'emigrazione, con un guadagno netto rappresentato dalle rimesse che annualmente affluiscono in patria ». ( 6 ) Carlo Rodanò: Mezzogiorno e sviluppo economico, Bari (Laterza), 1954; ivi si può leggere una esauriente esposizione di questa tesi. I Biblioteca Gino Bianco ,,

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