Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

\ ' • w il limite del detto «contributo» sia tenuto ben presente dal Ministro e dai suoi collaboratori. Intanto si parla già di un documento riassuntivo formulato dal Ministero sulla base delle risposte pervenutegli dalle varie provincie. Sembrerebbe anzi che questo documento parli di « forti dubbi sulla possibilità di mantenere i livelli di investimento previsti dallo schema Vanoni, almeno per quanto riguarda il settore del capitale privato » (L'Espresso del 23 ottobre). L'argomento della industrializzazione non si è però esaurito in questi mesi con l'ordine di priorità indicato dall' on. Campilli agli Istituti di Credito e con la circolare dell' on. Cortese alle Camere di Commercio. Una notevole discussione, sul sistema delle agevolazio11i creditizie, si è svolta con l'intervento di autorevoli studiosi e con la attiva partecipazione delle rappresentanze industriali; le quali, però, ci sembra che si siano mosse prevalentemente sul piano di una difesa ad oltranza delle capacità realizzatrici della iniziativa privata, richiedendo appunto un maggiore sforzo pubblico, per «sorreggerla» magari più che ·per «stimolarla» (nemmeno il Convegno di Palermo della CEPES è stato molto interessante: affermazione formale di presenza dei grandi industriali, stando alle prime impressioni; << parole oscure» nei confronti dell'intervento pubblico; posi- ·zione discutibile di De Miche]i sui «doppioni», opportunamente confutata da Cenzato; grande rilievo sui giornali <<indipendenti>>,ma totale rinuncia ad arricchire la cronaca con la critica). Inoltre tutta la discussione di questi mesi si è avviata per un sentiero stretto e chiuso, insistendo, cioè, a voler sentenziare se il mancato slancio dell'industrializzazione sia da attribuire a colpa dell'iniziativa privata o del sistema creditizio. Riteniamo che non vi sia una colpa da attrib11ire in assoluto nè all'una nè all'altro. Già abbiamo avuto occasione di dire (Nord e Sud, a. II, n. 10) che nuovo slancio all'industrializzazione potrà venire soltanto allorchè, riconosciuti i limiti oggettivi e dell'iniziativa privata e del sistema creditizio, i governi decideranno di mettere mano a provvedimenti << di tipo inglese >>(zone industriali), necessaria integrazione dei provvedimenti << di tipo italiano» (Cassa, Riforma Agraria, agevolazioni finanziarie e creditizie), giusta i suggerimenti deII'Economic Survey in 1954. Nè vale obiettare che questi provvedimenti implicherebbero una « pianificazione», perchè, ai fini dell'industrializzazione, è proprio di una pianificazione territoriale che si avverte oggi la totale mancanza. E tanto meno .. Biblioteca Gino Bianco

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